Dal Vangelo secondo Marco 16,15-20
In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».
Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio.
Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.
Messaggi per noi
La liturgia. La lettura di Atti 1,1-11 descrive l’esperienza fatta dai discepoli dopo la morte-risurrezione di Gesù. Essi riflettono sul senso della sua morte e di come l’annuncio del regno possa continuare. Devono comprendere che con la sua morte Gesù diventa Signore e “esecutore” del progetto di Dio; che il regno non è solo speranza politica e che la trasformazione del mondo avviene per la potenza dello Spirito del risorto. La seconda lettura (Ef 4,1-13) ricorda che la vocazione dei credenti, la missione, si realizza nell’unità nello Spirito che unisce e armonizza i diversi carismi di ciascuno.
È quindi una liturgia che celebra l’intronizzazione di Gesù, il suo significato per tutta la storia e il modello di comunità che potrà continuare la sua missione. Ma anche il destino finale dell’umanità chiamata, per dono, a salire al cielo: ad entrare nella vita divina.
Il crocifisso elevato a Signore e Dio. Per la comunità delle origini il senso della morte di Gesù è stato oggetto di riflessione per molti anni. Essi hanno elaborato il lutto e la perdita di speranza (Lc 24). Progressivamente si aprono loro gli occhi e comprendono (il testo dice: Gesù apparve) che la uccisione appartiene al “mistero di Dio”. La salvezza di Dio non avviene, infatti, con gli strumenti del potere. La trasformazione del mondo avviene con la testimonianza di vita.
Questa “scoperta” deve essere annunciata anche con il linguaggio teologico. Dio ha risuscitato il crocifisso cioè ha accolto come vera la interpretazione religiosa che lo guidava e che annunciava. Di più: lo aveva scelto come suo Messia e ora lo conferma come punto di riferimento universale per il suo progetto. A lui conferisce “tutti i poteri divini” (Dn 7). È il Signore. Per questo viene elevato al cielo e posto a sedere presso Dio perché venga riconosciuta la verità della sua missione. Questa elevazione (intronizzazione: cf. Salmo 2) relativizza le altre interpretazioni della divinità e soprattutto quelle che uniscono religione e politica di oppressione.
L’annuncio del regno continua nei discepoli. come già nei mesi precedenti il suo ingresso a Gerusalemme, la preoccupazione di Gesù in questo momento è di dare istruzioni ai suoi discepoli perché continuino la sua missione.
L’azione missionaria è descritta con i verbi proclamare e predicare cioè annunciare una notizia fondata sull’autorità di Dio. Lo scopo dell’annuncio è creare salvezza o condanna, realizzazione o fallimento della vita personale e sociale. Come per Gv 3,18 la condanna deriva dalla non conversione al nome di Gesù. Marco aggiunge anche l’importanza del battesimo da intendere come segno di conversione e adesione alla comunità. Il contenuto della evangelizzazione è continuare il rinnovamento escatologico: sono le pratiche di Gesù. Marco ne fa un elenco simile alla missione prima della Pasqua: l’opposizione alla divisione sociale portata dai demoni; la dedizione alle forme di guarigione della persona e la costruzione dell’unità e comprensione tra i popoli e le loro lingue.
La comunità cristiana che vive in un territorio con i suoi bisogni di salvezza, deve imparare a fare discernimento su queste esigenze e sulla conversione che essa richiede.
Raggiugere la statura di Cristo. Il bisogno di conversione è sottolineato dalla esperienza che la missione è accompagnata e confermata dalla presenza del Signore risorto. La fede nella sua presenza è significata con il culto e l’invocazione della comunità riportata da Apocalisse: marana tha; Vieni Signore Gesù! Ma rimanda anche alla esperienza interiore e spirituale. Questa va chiesta ma anche favorita.
Il cammino spirituale è allora invocazione personale e comunitaria allo Spirito, ma soprattutto sviluppo della coscienza e consapevolezza della propria interiorità. “Percepire” lo Spirito è un cammino di conoscenza di sé, di unità interiore, di attesa che lo Spirito ci guarisca e ci rafforzi. Due sono i segni della autenticità del cammino spirituale. A livello umano è la sensazione di conoscenza profonda di sé che si manifesta nella pacificazione. Più in profondità è il desiderio di essere trasformati dallo Spirito abbandonandosi “passivamente” al suo agire su di noi. Dicendo solo: Sia fatta la tua volontà.
Esercizio spirituale
1. La salvezza ricevuta. Facendo silenzio a lungo, faccio l’elenco dei segni e dei frutti della salvezza in noi: le guarigioni dalle malattie ottenute, le lingue degli altri imparate, i veleni pronti per essere diffusi da me e bloccati, il sostegno di mani invisibili e visibili che ci hanno aiutato. Siamo in una storia di salvezza per contribuire alla missione…
2. La salita al cielo. Nella Ascensione la nostra umanità è fatta salire al cielo cioè si riempie della natura divina: lo Spirito. La salita coincide con l’imitazione di Gesù e del discorso della Montagna. Paragono le beatitudini ad una scala. A quale gradino sono arrivato?
Chiediamo
Esulti di santa gioia la tua Chiesa, o Padre,
per il mistero che celebra
in questa liturgia di lode,
poiché nel tuo Figlio asceso al cielo
la nostra umanità è innalzata accanto a te,
e noi, membra del suo corpo,
viviamo nella speranza
di raggiungere Cristo,
nostro capo, nella gloria.