Salire al cielo facendo i segni del regno di Dio

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Dal Vangelo secondo Marco 16,15-20

In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».
Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio.
Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.

Messaggi per noi

La liturgia. La lettura di Atti 1,1-11 descrive l’esperienza fatta dai discepoli dopo la morte-risurrezione di Gesù. Essi riflettono sul senso della sua morte e di come l’annuncio del regno possa continuare. Devono comprendere che con la sua morte Gesù diventa Signore e “esecutore” del progetto di Dio; che il regno non è solo speranza politica e che la trasformazione del mondo avviene per la potenza dello Spirito del risorto. La seconda lettura (Ef 4,1-13) ricorda che la vocazione dei credenti, la missione, si realizza nell’unità nello Spirito che unisce e armonizza i diversi carismi di ciascuno.

È quindi una liturgia che celebra l’intronizzazione di Gesù, il suo significato per tutta la storia e il modello di comunità che potrà continuare la sua missione. Ma anche il destino finale dell’umanità chiamata, per dono, a salire al cielo: ad entrare nella vita divina.

Il crocifisso elevato a Signore e Dio. Per la comunità delle origini il senso della morte di Gesù è stato oggetto di riflessione per molti anni. Essi hanno elaborato il lutto e la perdita di speranza (Lc 24). Progressivamente si aprono loro gli occhi e comprendono (il testo dice: Gesù apparve) che la uccisione appartiene al “mistero di Dio”. La salvezza di Dio non avviene, infatti, con gli strumenti del potere. La trasformazione del mondo avviene con la testimonianza di vita.

Questa “scoperta” deve essere annunciata anche con il linguaggio teologico. Dio ha risuscitato il crocifisso cioè ha accolto come vera la interpretazione religiosa che lo guidava e che annunciava. Di più: lo aveva scelto come suo Messia e ora lo conferma come punto di riferimento universale per il suo progetto. A lui conferisce “tutti i poteri divini” (Dn 7). È il Signore. Per questo viene elevato al cielo e posto a sedere presso Dio perché venga riconosciuta la verità della sua missione. Questa elevazione (intronizzazione: cf. Salmo 2) relativizza le altre interpretazioni della divinità e soprattutto quelle che uniscono religione e politica di oppressione.

L’annuncio del regno continua nei discepoli. come già nei mesi precedenti il suo ingresso a Gerusalemme, la preoccupazione di Gesù in questo momento è di dare istruzioni ai suoi discepoli perché continuino la sua missione.

L’azione missionaria è descritta con i verbi proclamare e predicare cioè annunciare una notizia fondata sull’autorità di Dio. Lo scopo dell’annuncio è creare salvezza o condanna, realizzazione o fallimento della vita personale e sociale. Come per Gv 3,18 la condanna deriva dalla non conversione al nome di Gesù. Marco aggiunge anche l’importanza del battesimo da intendere come segno di conversione e adesione alla comunità. Il contenuto della evangelizzazione è continuare il rinnovamento escatologico: sono le pratiche di Gesù. Marco ne fa un elenco simile alla missione prima della Pasqua: l’opposizione alla divisione sociale portata dai demoni; la dedizione alle forme di guarigione della persona e la costruzione dell’unità e comprensione tra i popoli e  le loro lingue.

La comunità cristiana che vive in un territorio con i suoi bisogni di salvezza, deve imparare a fare discernimento su queste esigenze e sulla conversione che essa richiede.

Raggiugere la statura di Cristo. Il bisogno di conversione è sottolineato dalla esperienza che la missione è accompagnata e confermata dalla  presenza del Signore risorto. La fede nella sua presenza è significata con il culto e l’invocazione della comunità riportata da Apocalisse: marana tha; Vieni Signore Gesù! Ma rimanda anche alla esperienza interiore e spirituale. Questa va chiesta ma anche favorita.

Il cammino spirituale è allora invocazione personale  e comunitaria allo Spirito, ma soprattutto sviluppo della coscienza e consapevolezza della propria interiorità. “Percepire” lo Spirito è un cammino di conoscenza di sé, di unità interiore, di attesa che lo Spirito ci guarisca e ci rafforzi. Due sono i segni della autenticità del cammino spirituale. A livello umano è la sensazione di conoscenza profonda di sé che si manifesta nella pacificazione. Più in profondità è il desiderio di essere trasformati dallo Spirito abbandonandosi “passivamente” al suo agire su di noi. Dicendo solo: Sia fatta la tua volontà.

Esercizio spirituale

1. La salvezza ricevuta. Facendo silenzio a lungo, faccio l’elenco dei segni e dei frutti della salvezza in noi: le guarigioni dalle malattie ottenute, le lingue degli altri imparate, i veleni pronti per essere diffusi da me e bloccati, il sostegno di mani invisibili e visibili che ci hanno aiutato. Siamo in una storia di salvezza per contribuire alla missione…

2. La salita al cielo. Nella Ascensione la nostra umanità è fatta salire al cielo cioè si riempie della natura divina: lo Spirito. La salita coincide con l’imitazione di Gesù e del discorso della Montagna. Paragono le beatitudini ad una scala. A quale gradino sono arrivato?

Chiediamo

Esulti di santa gioia la tua Chiesa, o Padre,
per il mistero che celebra
in questa liturgia di lode,
poiché nel tuo Figlio asceso al cielo
la nostra umanità è innalzata accanto a te,
e noi, membra del suo corpo,
viviamo nella speranza
di raggiungere Cristo,
nostro capo, nella gloria.

Solo l’amore è credibile

Dal Vangelo secondo Giovanni 15,9-17
VI domenica di Pasqua\B

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.
Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi.
Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».

Messaggi per noi

1. La liturgia della parola della VI domenica di Pasqua\B ci proietta ormai nella luce della Pentecoste. Presenta la figura di Pietro che comprende che la alleanza di Dio va al di là della appartenenza giuridica alle chiese. Infatti appartenere al popolo di Dio non è un privilegio, ma un impegno. Appartiene alla alleanza ognuno che si converte alla giustizia. La Lettera di Giovanni insiste nel dire che la natura di Dio dobbiamo comprenderla come amore e non come potere. Il Cammino verso la Pentecoste è quindi cammino per rinnovare la consapevolezza del dono dello Spirito che ci rende capaci di amare.

2. Il Vangelo è un brano preso ancora dal c. 15. Giovanni prosegue il discorso di addio di Gesù. Il capitolo era iniziato con l’invito rivolto ai discepoli a continuare la sua missione e a farsi carico di portare i frutti messianici. È  un invito e non un ordine. L’invito non è descritto come obbligo a continuare la discendenza e a difendere i privilegi o le conquiste realizzate. Non è come la consegna di potere di un imperatore verso i suoi collaboratori.

Il compito missionario della chiesa ha una natura di condivisione spontanea ad un progetto a cui si crede profondamente e non per mantenere qualche vantaggio personale.

L’invito è collegato con una relazione di amicizia e di amore: è frutto della consapevolezza maturata nel tempo della vita comune. Questo perché Gesù ha confidato loro, ha trasmesso, la rivelazione che il Padre gli ha affidato. Essi sono depositari di una interpretazione nuova della esperienza religiosa e della fede. Essi hanno conosciuto che il Padre difende i piccoli e i marginalizzati.

La continuità della missione ecclesiale, la apostolicità della tradizione,  è quindi definita nella obbedienza al comandamento dell’amore e all’esercizio reciproco di tale amore.

3. Solo l’amore è credibile e il contenuto della verità è la carità. L’invito all’amore scambievole (“gli uni gli altri”; 13,14; 13,34-35) non ha un sapore psicologico o semplicemente  relazionale. Si tratta di amare come il Padre che dona il suo Figlio (3,15) per una missione. Si tratta di imparare ad amare non solo la propria vita perché chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna (12,25)

Ha come contenuto il farsi carico dell’altro e della sua salvezza. Giovanni racconta alcuni interventi salvifici di Gesù: il paralitico, il cieco nato, Lazzaro nel sepolcro. Ma anche altre situazioni: le nozze di Cana, la Samaritana, la moltiplicazione dei pani. Soprattutto descrive questo amore nella Lavanda dei piedi. Sembra quindi unire nel termine amore sia la promozione umana dell’individuo e dei gruppi umani; sia la loro crescita spirituale. A ciascuno secondo il loro bisogno e la loro capacità.  Giovanni riprende l’insegnamento di Gesù riportato da Matteo: “amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori. Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete? Non fanno così anche i pubblicani?” (5, 44.46).

4. È  sempre il tempo della solidarietà. Tutta la nostra esistenza si costruisce sulla decisione di essere per l’altro sostegno e di vivere nella responsabilità verso l’altro. La scrittura ci ammonisce da subito. La società che si costruisce sulla cultura di Caino (“sono forse io il custode di mio fratello?”) non riesce a costruire se non le diverse forme di diluvio universale. Le forme della responsabilità sono molte. Dal “non fare agli altri quello che non vorresti facciano a te” fino al “dare la vita per i propri amici”. Le forme, inoltre, sono personali, ma anche sociali, economiche e politiche.

Viviamo un tempo dove questo invito deve risuonare in modo particolare. La crisi economica  porta a chiudersi in se stessi, a desiderare politiche protezioniste, di difesa degli interessi. Si pensa a scaricare il peso della crisi solo sulle spalle degli altri che in genere sono i più semplici e i meno organizzati. Forse non è più tempo di generici inviti alla solidarietà. È tempo che la chiesa alzi la voce e convochi i suoli fedeli per esigere dai poteri sociali   un cambio strutturale della organizzazione sociale.

5. Il cammino personale di crescita nella responsabilità e solidarietà è difficile. Ha bisogno di aiuti psicologici ma si realizza se affonda le sue radici nella spiritualità. Rimanere nell’amore di Gesù significa insieme sviluppare la conoscenza di come funziona in profondità la nostra psiche: desideri, paure, motivazioni ed esperienze passate. Per amare occorre liberarsi interiormente dai nostri pesi ed ombre. È un cammino che ha bisogno della stessa energia di Cristo. È lo Spirito del risorto che in modo misterioso ci fa strumenti della sua pace. Ma noi possiamo aiutare l’azione dello Spirito permettendo che guarisca le nostre ferite spirituali.

Esercizio spirituale

1. La capacità di amare è legata alla maturità umana\ amore e compassione per la vita dell’altro. Mi guardo allo specchio per vedere i segni delle catene che mi bloccano. L’incapacità di amare è legata ai cattivi desideri: quali?; alle paure di identità: di cosa ho paura quando mi viene chiesto amore e solidarietà?

2. Noi possediamo la capacità interpretativa di Gesù. La continua meditazione del Vangelo sprigiona in noi una capacità di vedere le cose nella  verità e di non nasconderci. Medito il vangelo con libertà interiore?

 Chiediamo

O Dio, che ci hai amati per primo
e ci hai donato il tuo Figlio,
perché riceviamo la vita per mezzo di lui,
fa’ che nel tuo Spirito
impariamo ad amarci gli uni gli altri
come lui ci ha amati
,
fino a dare la vita per i fratelli.

L’agricoltore che purifica i tralci

vite

Le traduzioni insistono nella espressione: ” Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto”. Si tratta dell’azione della potatura.

Essa ha un forte valore simbolico, ben radicato nella nostra memoria spirituale. Ci spinge sia alle diverse forme di ascesi per eliminare difetti; sia alla spiritualità della mortificazione, per diminuire la superbia o l’eccesso dei desideri. Tuttavia l’espressione, fortemente, simbolica, continua a lasciarmi con un senso di genericità.

Ma il testo si potrebbe tradurre anche con l’espressione “purificare”. In verità il brano utilizza questo verbo due volte di seguito. Mi sembra una traduzione che chiarisce meglio il senso delle parole di Giovanni.

È vero che questo verbo-parola si trova due volte solo qui, ma l’immagine della purificazione percorre il Vangelo giovanneo in situazioni precise. Gesù trasforma l’acqua della purificazione (le sei giare delle nozze di Cana) nella rivelazione della nuova alleanza; poco dopo compie l’azione della purificazione del tempio perché torni ad essere luogo di preghiera; i discepoli di Giovanni il Battista si domandano che senso ha la purificazione battesimale di Gesù perché non comprendono che Egli trasmette lo Spirito; dopo la risurrezione di Lazzaro, i giudei vogliono uccidere Gesù e la folla salita al tempio pur purificarsi si domanda se verrà anche Gesù per sostituire la pratica di purificazione; Pietro deve lasciarsi lavare i piedi per entrare nella logica del servizio.

La potatura-purificazione rimanda, quindi, all’insieme dei significati specifici della missione di Gesù. La sequela di Lui comporta il passaggio dalla religione alla fede. Il centro della esperienza religiosa è lasciarsi trasformare dallo Spirito eliminando progressivamente le rappresentazioni religiose. Non si tratta di ottenere i favori di Dio, ma di mettere la nostra vita a servizio della sua volontà.

Questa progressione spirituale è simboleggiata dall’abito bianco del battezzato che riprende il racconto sinottico della Trasfigurazione. La potatura è l’assunzione progressiva della mentalità di Cristo che diviene l’abito (habitus di Evangelii Gaudium 169-171) del discepolo.

Leggi la libera traduzione
Coltivare la memoria di Gesù

La Guida ideale

buon pastoreVangelo del Buon Pastore, Giovanni 10,11-18
letto nella IV domenica di Pasqua\ B

Traduzione CEI 2008 Libera traduzione
Gesù disse: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore.Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore.Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio». Dopo aver dichiarato false le guide religiose di Israele,  Gesù disse ai farisei: io sono la Guida ideale perché chi guida deve essere disposto a dare la sua vita per l’umanità. Chi fa la guida per la propria affermazione personale non sente la responsabilità verso le persone e quando vede venire un dittatore, una persona votata al potere, abbandona le persone al loro destino e permette al dittatore di sfruttare le persone al proprio vantaggio.Io sono la Guida ideale perché ho per le persone la stessa relazione di donazione che ha Dio amante del suo popolo. Sono guida perché dono loro il mio spirito vitale. Sono Guida ideale perché cerco di radunare tutti i  popoli, anche di altre religioni, in modo che si faccia unità nella pluralità a partire dalle mie parole di salvezza.Sono Guida ideale perché mi lascio amare e convertire da Dio. Questa è la missione che Dio mi ha affidato. Sono disposto a lasciarmi uccidere per questa missione. Ma Dio che è presente in me mi permette di essere ucciso eppure di continuare a vivere, perché Lui non può morire.

Commento
Imparare a donare la vita (Gv 10,11-18)
Contro i pastori d’Israele (Gv 10,1-10)
Le azioni di Gesù-Pastore (Gv 10,27-30)

Riconoscere Gesù spezzando il pane e celebrando l’eucarestia

Dal Vangelo secondo Luca 24,35-48

In quel tempo, [i due discepoli che erano ritornati da Èmmaus] narravano [agli Undici e a quelli che erano con loro] ciò che era accaduto lungo la via e come avevano riconosciuto [Gesù] nello spezzare il pane.

Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.

Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni».

Messaggi per noi

Sconvolti e pieni di paura. Sia Luca che l’evangelista Giovanni ci presentano il cammino di comprensione (“lo avevano riconosciuto”) della risurrezione come una conversione e una nuova vocazione. Il loro vocabolario è simile e questo ci fa comprendere che appartiene a racconti (“narravano”) e riflessioni (“parlavano di queste cose”) molto presenti nei discorsi nella comunità delle origini. Al centro ci sono 4 espressioni: il timore e la paura, la presenza di Gesù che “viene” e “sta in mezzo”, il dono della pace, la prova con i segni della passione. Considerando la prima espressione (la paura e il timore) comprendiamo meglio che la comprensione dell’evento della risurrezione è in realtà un cammino di conversione dei discepoli. Essi subito dopo la pasqua si trovano nella situazione di dover decidere se continuare a credere al Vangelo del Regno oppure dichiarare terminata l’esperienza messianica inaugurata da Gesù. Di questo discutevano per via. La repressione iniziata dai poteri infatti era stata brutale e ognuno aveva legittimamente paura di essi. Sappiamo che furono le donne a dare loro coraggio interpretando per prime i segni della volontà di Dio: il Padre lo ha risuscitato. Credere nella risurrezione è quindi fin dall’inizio continuare a credere nella fede di Gesù, credere nel discernimento di Dio, superare le paure che comporta l’accettare l’annuncio evangelico che è dare inizio all’anno giubilare (Lc 4,16ss.)

 Mostrò loro le mani e i piedi.  Sia Luca che Giovanni hanno ben chiaro che il cuore di questa fede non è una riflessione astratta sulla persona di Gesù (infatti tutti lo avevano confessato Messia e Figlio di Dio), ma il valore della sua morte. Per questo Gesù si mostra non come signore glorioso o maestro o terapeuta. Si mostra “ostentando”, facendo vedere il manifesto della sua missione: i segni della passione e crocifissione. Il contenuto della fede è la condivisione del significato della “passione” ovvero del desiderio di Gesù.

Riconoscere Gesù spezzando il pane e celebrando l’eucarestia. Chi oggi continua a  credere in Gesù e nella sua missione si raduna ogni domenica (Giovanni direbbe: l’ottavo giorno) per compiere il rito della comunione con Lui. Per essere nutriti dalla nuova alleanza nel suo corpo e sangue, per esprimere e rinnovare la adesione a Lui. Ma soprattutto per rinnovare l’impegno di fede da svolgere quotidianamente. La celebrazione eucaristica infatti è come un manifesto (una mistagogia) della nostra missione: radunare i poveri, scambiarsi la riconciliazione, leggere e interpretare la storia con le scritture, offrirsi come collaboratori, lasciarsi trasformare il cuore, invocare Dio come Padre, riceve il dono dello Spirito. Tutto questo è il manifesto della missione dei credenti  a cui siamo inviati (andate, la messa è finita). Questo manifesto declina nel tempo la causa della morte di Gesù, attualizza la presenza del crocifisso.

Bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me. Il cammino di conversione della comunità ha anche una dimensione intellettuale perché la fede cristiana come ogni religione ed esperienza umana ha una sua teoria. Convertirsi è anche avere una teoria adeguata e capace di mettere ordine nelle convinzioni precedenti. Anche per questo la comunità delle origini aveva forte necessità di collegare la “novità di Gesù” con la tradizione teologica e catechistica precedente. Questa fui la prima operazione teologica: mostrare nell’AT tutto quello che si riferiva a Gesù stesso. In questo modo si trasformava anche l’interpretazione dell’AT e della immagine di Dio che essa trasportava. Se la Bibbia parla del crocifisso, Dio viene liberato da ogni forma di collegamento con i poteri umani.  Questa operazione fu iniziata dallo stesso Gesù con l’espressione “in verità in verità vi dico”. Matteo ci costruisce tutto il racconto della predicazione messianica del Discorso ella Montagna: “vi è stato detto, ma io vi dico…”.

Saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati. Infine il testo di Luca di ricorda che tutto il cammino di conversione della comunità è a servizio della missione. Lo strumento sarà la predicazione (ma in Atti Luca ci ricorda l’importante tema della testimonianza e della vita comunitaria “alternativa” inaugurata a Gerusalemme). Il contenuto della predicazione è la conversione e il perdono. Conversione non termine morale, non si traduce con “buon comportamento”, ma cambiamento del modo di pensare e quindi comprensione della realtà in modo diverso. Alla conversione corrisponde il cammino di catechesi continuo. Il perdono dei peccati non è termine morale, non si deve tradurre con “andarsi a confessare e ricevere il perdono”. È lo sradicamento antropologico della logica negativa ed egocentrica della persona, è la nuova creazione frutto dello Spirito, è il cammino spirituale e la trasformazione dell’esistenza, è lo sviluppo delle energie messianiche.

A cosa crede chi crede? La meditazione di questo vangelo (come quello della II domenica di Pasqua) non può non spingere il credente e le comunità a domandarsi quale sia il contenuto della propria fede. L’insistenza con cui Giovanni e Luca ritornano sulla dimensione della fede nella risurrezione come fede nel crocifisso e i segni della passione ci fa domandare se crediamo nel compito affidato dal Padre a Gesù: “mi ha mandato a dare un lieto annuncio ai poveri”. In modo particolare a rivedere il ruolo simbolico della celebrazione eucaristica e alla sua funzione educativa. Ma anche se ne possediamo le energie interiori. Se ci apriamo davvero all’azione dello Spirito.

Esercizio Spirituale

1. Non è sempre negativo sentire timore. Siamo proprio sicuri di credere al crocifisso?
2. Il cammino di conversione e di apertura allo Spirito è il grande dono della risurrezione. Quale è la mia invocazione abituale per mettersi alla sua scuola?

Chiediamo

O Padre, che nella gloriosa morte del tuo Figlio,
vittima di espiazione per i nostri peccati,
hai posto il fondamento
della riconciliazione e della pace,
apri il nostro cuore alla vera conversione
e fa’ di noi i testimoni dell’umanità nuova,
pacificata nel tuo amore.

La fede, Tommaso e il Crocifisso

crocifisso2


Dal Vangelo secondo Giovanni 20,19-31 
II di Pasqua

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.

Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».

Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».

Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

Traduzione attualizzante

La sera di Pasqua i discepoli erano nascosti per paura dei Giudei ma Gesù si fece presente, si fece vedere in mezzo a loro. I discepoli ripresero speranza e tornarono a credere. Cominciavano infatti a capire che tutta la vicenda di Gesù e anche la sua morte erano il dono messianico promesso da Dio, la pace-shalom. Con la sua morte infatti il suo Spirito era stato soffiato su di loro e su tutti.

Ora possono comprendere la missione che Gesù voleva affidare loro: essere mediatori di riconciliazione, maestri nel superamento della frattura spirituale che portiamo dentro, del peccato sia a livello personale che sociale.

Ma dovettero capire in profondità il senso della sua crocifissione e della sua morte. Tommaso, uno dei discepoli, non fece immediatamente questo cammino di comprensione. Era come se la sua mente fosse assente. Eppure una cosa la aveva compresa: continuare a credere in Gesù significa capire il significato della sua sofferenza.

Gesù stesso attraverso un cammino fatto di preghiera e di meditazione sui fatti passati, glielo fece capire. Lo fece entrare spiritualmente nel mistero  della sua crocifissione che è condizione e via della pace-shalom. Allora Tommaso capì in profondità, e vedette l’immensa benedizione scaturita dal fianco aperto di Gesù sulla croce!

Questi racconti e tutto il vangelo dei segni (la purificazione del tempio, il vino di Cana,  la guarigione del paralitico, la samaritana, la moltiplicazione dei pani, il cieco, il risuscitamento di Lazzaro) Giovanni li ha narrati per noi; perché potessimo fare lo stesso cammino dei discepoli e di Tommaso, nostro “gemello”. Perché accogliamo lo Spirito di Gesù e diventiamo mediatori di riconciliazione.

Messaggi per noi

  • Il Vangelo di questa domenica è il terzo episodio della catechesi di Giovanni sulla risurrezione di Gesù. Ci ha descritto il cammino di comprensione progressiva della chiesa, raffigurato nella corsa di Pietro e del discepolo che Gesù amava; il cammino dell’amore della Maddalena e ora quello dei discepoli “futuri”.  Tre approcci, dunque: la riflessione teologica, il percorso dell’amore e la evangelizzazione dei futuri discepoli.
  • Tutto questo avviene nel nuovo giorno liturgico: la domenica. La liturgia sarà destinata a tramandare la memoria passionis. Essa rivela la identità di Dio ma anche il dinamismo della storia di salvezza nella storia degli uomini. Ogni storia (personale e sociale) raggiunge la sua pienezza attraverso l’accoglienza della rivelazione (luce, acqua, pane, vita) che ha vissuto e portato Gesù è che è stata rifiutata dalle autorità dei Giudei.
  • La croce di Gesù ha fatto smarrire il senso della sua missione e della rivelazione divina. È  ora il tempo della paura verso questa esperienza di morte. Senza la elaborazione di questo avvenimento non può continuare la fede in Gesù e non possiamo avere la “vita eterna”.
  • Il messaggio molte ripetuto di Gesù era stato “viene il regno di Dio”. Ora dice per due volte “pace a voi!”. Secondo Giovanni Gesù aveva cominciato a parlare di pace durante i discorsi dell’addio, i discorsi che tendevano a far comprendere il significato teologico dei prossimi avvenimenti della sofferenza e della morte. La pace è una realtà che riassume la nuova condizione dei discepoli. Essi stanno per essere costituiti capaci di continuare la missione di Gesù. Questa missione è possibile per la potenza dello Spirito del risorto. Ha due contenuti: la pace  e la riconciliazione. In realtà sono due aspetti dell’unico incarico. Riassumono proprio la missione del crocifisso.
  • Gesù aveva già “soffiato” lo Spirito sulla croce. Ora lo rinnova. Diventa chiaro il senso della nuova creazione. Essa avviene attraverso l’impegno per la pace  e la riconciliazione. La prima creazione si era conclusa con il diluvio. Da questa esperienza era nata la “religione” di Abramo, chiamato a istituire una alleanza una via di trasformazione della cultura nella prospettiva della parola di Dio. Al culmine di questa ricerca umana, la rivelazione di Gesù ci introduce nella pienezza della esperienza salvifica: lui è via, verità e vita. Lo Spirito che aveva accompagnato l’esperienza di Abramo ora è donato a tutti e tutti possono essere trasformati
  • Quale è la debolezza di fede di Tommaso? E quale è l’itinerario di fede dei futuri credenti? Non riguarda il dogma fondamentale: il ritorto è il crocifisso. Tommaso infatti afferma che occorre “vedere” non un risuscitato ma il crocifisso (chiodi e fianco). Gesù conferma questa prospettiva. La debolezza di Tommaso è di non credere alla tradizione della comunità? Vuole non solo sentire (accogliere l’annuncio) ma anche “vedere e toccare”. Anche alla Maddalena Gesù aveva detto: non mi toccare perché non sono ancora asceso al Padre.
  • Gesù desidera mostrare ai suoi discepoli i segni della passione. Il risorto continua ad essere quindi il crocifisso. Non ha superato, archiviato, la brutta esperienza. Risorgere non significa andare oltre, liberarsi della vicenda umana. E’ proprio la brutta esperienza ad essere offerta da Giovanni come chiave di lettura di questa nuova nascita di Gesù e della comunità dei discepoli. Di più: questa nuova situazione è descritta come immagine futura della chiesa. Essa è composta di discepoli con Gesù crocifisso in mezzo a loro. Essi contemplano il crocifisso non come sconfitta ma manifestazione del Signore. Vivono per sé questa verità e la annunciano al mondo.
  • L’esperienza cristiana e la missione ecclesiale è quindi decritta come riconoscimento del senso della pasqua: morte e risurrezione. La comunità e i credenti vogliono vedere i crocifissi perché nel servizio a “coloro che sono stati trafitti e innalzati” (Gv. 3,14; 8,28; 12,32; 19,37) avviene la salvezza. Per i sinottici la salvezza è mettere al centro i marginalizzati (Lc 4,16). Per Giovanni è mettere al centro i crocifissi. Soprattutto il “crocifisso” e la sua logica di antipotere.
  • Vedere – capire e comprendere – è collegato con toccare, mettere il dito. È quindi la condivisione e la compromissione con gli ultimi, i crocifissi, che ci fa entrare nel mondo della  salvezza. Ci fa diventare mediatori della salvezza come Gesù.
  • La prossimità con i crocifissi è progressiva. Inizia dentro di noi e si allarga ai nostri vicini più prossimi, quelli che possiamo realmente toccare; per finire con la compassione e l’impegno per tutti gli uomini. Si manifesta come solidarietà ma anche come giustizia e impegno socio-politico. Perché su ogni carne si effonderà lo Spirito di Dio.
  • Il brano ci ricorda che questa conversione di Tommaso e della comunità avviene in ambiente liturgico, spirituale e comunitario. È quindi un cammino che ha una sua pedagogia “liturgica” che unisce la meditazione all’abbandono alla forza dello Spirito presente nei segni sacramentali. È anche una pedagogia comunitaria. In essa, infatti, e attraverso il discernimento comunitario comprendiamo meglio i crocifissi da servire.

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Esercizio spirituale

Tommaso. 
«Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo»

il Triduo Santo

Triduo-pasquale

Le collette della Settimana Santa\ domenica delle Palme

ramo-ulivo_pasquaDio onnipotente ed eterno,
che hai dato come modello agli uomini il Cristo tuo Figlio,
nostro Salvatore, fatto uomo e umiliato fino alla morte di croce,
fa’ che abbiamo sempre presente
il grande insegnamento della sua passione,
per partecipare alla gloria della resurrezione.

La preghiera Colletta desidera farci fare una esperienza della risurrezione finale, cioè della nostra trasformazione interiore fino a realizzare l’immagine di Dio, che – ci dice la Lettera ai Colossesi – è Gesù il Cristo. Seguendo lui e realizzando in noi la sua immagine portiamo a compimento la Creazione dove già ci è stata consegnata l’immagine di Dio. Siamo stati fatti a sua immagine! Siamo già, ma sempre dobbiamo realizzare…

Questa continua trasformazione fino al suo compimento avviene attraverso la meditazione della passione di Gesù. Il testo ci parla di un insegnamento da avere sempre presente.

Meditare è una azione sacramentale. Possiede la stessa energia della Eucaristia. È nutrimento e segno di guarigione. Essere presenti a noi stessi e lasciare che il racconto della passione sia a noi presente, indica il percorso spirituale. Il racconto ci modella, ci trasforma, ci chiede di imitarlo, ci fa crescere in unione spirituale con lui, ci aiuta  a progettare la nostra vita e la vita sociale.

 Essere presenti è azione spirituale e riflessiva. È azione personale e umana. Eppure è guidata dallo Spirito: Egli ci spiegherà ogni cosa. Ci farà comprendere le cose passate  e le cose future.

C’è dunque una conoscenza –una sapienza – che agisce dentro di noi e ricrea la nostra esistenza. È la conoscenza nello Spirito della passione di Gesù, fatto uomo e umiliato fino alla morte di croce. Riecheggia in questa espressione il Canto della chiesa primitiva riportato da Paolo nella Lettera ai Filippesi: non considerò un tesoro o un privilegio la sua esperienza divina, ma fece lo stesso percorso di fede di ogni uomo, anzi di ogni schiavo.

La Colletta ci propone di meditare questa svolta e scelta fondamentale della vita di Cristo come via ordinaria della salvezza. Ci “salva” la comprensione profonda del rifiuto che egli ha subito e il motivo della sua uccisione.

Immediatamente dopo l’inizio della sua predicazione messianica, l’invito fatto in nome di Dio di realizzare il processo di una società che ad ogni generazione ridistribuisce le terre (i mezzi necessari alla vita), le autorità decisero di farlo morire (Mc 3,6). Oppure cercarono di metterlo alla prova.

Gesù comprende questo suo destino. Sul  Monte della trasfigurazione lo accetta, istruisce i suoi discepoli a seguirlo: “il Figlio dell’uomo dovrà soffrire molto ed essere rifiutato”. Si autodefinisce Servo sofferente. Alcuni discepoli cercano di dissuaderlo, ma egli cammina diritto verso Gerusalemme per entrare con i segni del Messia di Pace promesso, purificare il Tempio, sedersi nel Cortile ad insegnare come nuovo e definitivo Mosè, in modo da forzare la decisione di conversione delle guide di Giuda.  Le autorità lo fanno arrestare.

La morte in croce di Gesù: mistero di salvezza

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Nel Vangelo di Giovanni il dono dello Spirito avviene nella sera di Pasqua ed è il frutto della Pasqua. Lo spirito rende vive le parole di Gesù, la sua testimonianza. Anche la scrittura è quindi portatrice della vita eterna

Vangelo di Giovanni 12,20-33 
Letto nella domenica V di Quaresima\B

Tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c’erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: «Signore, vogliamo vedere Gesù». 
Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. Gesù rispose loro: «È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà. Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome». 
Venne allora una voce dal cielo: «L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!».
La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». Disse Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me». Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire.

Libera traduzione

La festa, il culto, la vera alleanza che Dio promette a tutti gli uomini avviene nella morte di Gesù. Egli sarà gettato fuori dalla sinagoga, ma Dio lo innalzerà perché deve diventare il nuovo Tempio.
Coloro che in ogni popolo cercano Dio chiederanno ai Discepoli come poter incontrare il Crocifisso. Essi sanno che vedere Gesù significa meditare, ascoltare, il suo messaggio.

E il suo messaggio è questo: è venuto per concludere il tempo dell’attesa, dare inizio alla ora di Dio attraverso la sua ora, quella della donazione totale.
Quando uno ricerca totalmente la volontà di Dio, quando ci si svuota del proprio io, sembra che perda la vita; invece la riceve.
Infatti nello svuotamento spirituale, nel controllare la propria volontà umana, il credente permette allo Spirito di Dio, la vita eterna di Dio, di entrare in lui, la conserva giorno dopo giorno.
Diventa suo servitore e discepolo.

Messaggi per noi

Perché Gesù è rifiutato? Che valore ha la morte di Gesù?  I Sinottici raccontano tre interpretazioni. Perché come ogni profeta è rifiutato dalle autorità infedeli; perché questo svela il misterioso disegno di Dio e perché così Gesù si manifesta come servo sofferente che si fa carico del peccato del mondo. In Giovanni le sottolineature sono le ultime due. Egli è luce ma gli uomini preferiscono le tenebre; egli come agnello è offerto per purificare con il suo sangue (pasquale) la coscienza religiosa. Ma in questo brano Giovanni sviluppa anche una riflessione più profonda.

Come agisce Dio? La domanda è forse nascosta nella difficile introduzione del brano. Alcuni Greci di religione ebraica sono saliti al Tempio. Forse Giovanni vede qui una forma religiosa che si incontra con la cultura della spiritualità ellenista. Salire è il compito di conoscenza della cultura platonica, è il cammino di salvezza attraverso l’ascesi della conoscenza verso l’oceano o abisso di Dio. Essi salgono e vogliono vedere cioè contemplare il senso della via salvifica proposta da Gesù. È una situazione simile al racconto dei Magi. Dove è la differenza con al filosofia?

segue in  Ecco che nasce il nuovo mondo

Chi ci comunica la vita dell’Eterno?

Nicodemo

Vangelo di Giovanni  3,14-21
letto nella Domenica IV di Q\B

«Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.

Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.

E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».

Libera traduzione

La comunità di Giovanni Evangelista è molto sensibile alla traduzione cristiana della fede di Israele. Nella figura di Nicodemo egli vede quella parte dei giudei che vogliono capire l’interpretazione che Gesù propone della fede dei padri. Egli rappresenta coloro che vogliono comprendere in che senso l’alleanza con Dio si realizza nella rinascita spirituale.

Nel racconto dell’Evangelista, Gesù spiega che la religione ha come scopo la guarigione interiore della frattura delle origini, che divide il cuore di ogni persona, come impediva ad Israele di godere della libertà della terra promessa.

Gesù risponde con tre affermazioni. La rinascita è frutto dello Spirito di Dio e questo si manifesterà nel dono totale che Gesù farà di sé nei giorni della Pasqua; egli si è lasciato guidare dallo Spirito di Dio e Dio lo ha stabilito come dispensatore del suo Spirito.

Il desiderio di Dio infatti non è il controllo della libertà degli uomini, ma la loro purificazione. Chi desidera questa trasformazione, crede in Lui – si appoggia alla sua testimonianza; chi non crede si autodistrugge perché preferisce l’incomprensione delle tenebre che guidano i poteri del mondo.

Infine spiega come avviene questa rinascita e trasformazione. Lo Spirito di Gesù agisce nelle persone attraverso l’accoglienza della luce, cioè la comprensione profonda, la meditazione, delle sue parole e della sua persona; ma anche attraverso la adesione pubblica alle azioni e alle opere conseguenti questa riflessione interiore.

Messaggi per noi

La comprensione del messaggio di questa lettura può essere viziata da un cattivo rapporto tra evento battesimale e dono della vita eterna. Se essa è intesa come vita dopo la morte anche il battesimo si limita ad essere compreso come perdono del peccato delle origini. Ma siamo invitati a intendere “vita eterna” come dono del principio di comunione con Dio che realizza in noi la trasformazione spirituale.

La collocazione del capitolo di Nicodemo nell’intero Vangelo di Giovanni, invece, risponde alla domanda quale è il senso della morte del Messia: la sua morte è dono del Padre e il suo senso è che attraverso di essa avviene la nuova creazione. Egli soffia
su di noi il suo Spirito con la sua morte. Il suo dono si concretizza nella rinascita spirituale di cui il battesimo è segno e condizione.

La relazione tra Gesù e Spirito appartiene alla riflessione di Giovanni. Gesù lo riceve nel battesimo (è questo che lo differenzia dal Battista!) e lo soffia su di noi. Desidera che diventi un principio attivo dentro di noi come una sorgente interiore (“fiumi di acqua viva sgorgheranno in lui”). Seguendo  la metafora dell’acqua afferma che è come una acqua trasformata in vino; come le nuove acque della nascita; come un’acqua miracolosa che guarisce; come un’acqua che disseta in eterno (immagini e segni dei primi capitoli).

Ma per Giovanni lo Spirito è soprattutto il dono della Pasqua. Lo Spirito è soffiato con la morte ed è donato dalla ferita del costato. Quindi la croce non è una sconfitta ma una “esaltazione”. Essere esaltato significa essere innalzato. Già la tradizione pre-paolina lo aveva pregato e cantato nell’inno riportato da Filippesi 2: “Per questo Dio l’ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome”. Proprio come dice Giovanni al c. 8: “Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora saprete che Io Sono e non faccio nulla da me stesso, ma come mi ha insegnato il Padre, così io parlo”.

Questo rivela il progetto di Dio: Gesù bisogna o deve essere innalzato. Allo stesso modo la tradizione sinottica aveva detto per tre volte che il figlio dell’uomo deve morire, essere rigettato e rifiutato dalle autorità (Mc 8,31;9,31; 10,34) e attraverso questo risorgere. La storia si comprende quindi come lotta tra le tenebre e la luce; tra il progetto dei poteri e il progetto di Dio.

Questa decisione di Dio svela il suo amore. Egli non può essere utilizzato come “fondamento culturale” del potere ingiusto per mantenere i popoli nel terrore. Nella passione e morte di Gesù la risurrezione di ognuno è affermata e resa cosmica. Senza ma e senza se. Gesù innalzato sulla croce annulla ogni immagine di Dio giudice interessato solo a controllare gli uomini. D’ora in poi l’immagine e il concetto “Dio” servirà solo a descrivere la vita. Il nuovo rapporto è basato sul desiderio di amore e di misericordia (condivisione passionale) di Dio. Sapere che Dio è alleato dello sforzo di liberazione, renderà molte persone libere di costruire se stessi.

Leggi l’intero commento
Perchè il crocifisso ci salva

Usa lo schema per il ritiro quaresimale e l’esercizio spirituale
chi ci comunica la vita dell’Eterno?

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La purificazione della religione via della trasfigurazione

gesupurificatempio

Vangelo secondo Giovanni 2,13-25
Domenica III Quaresima\B

Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme.
Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete.
Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!».
I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà».
Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?».
Ma egli parlava del tempio del suo corpo.
Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.
Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa, molti, vedendo i segni che egli compiva, credettero nel suo nome. Ma lui, Gesù, non si fidava di loro, perché conosceva tutti e non aveva bisogno che alcuno desse testimonianza sull’uomo. Egli infatti conosceva quello che c’è nell’uomo.

Libera traduzione

Nei giorni della Pasqua, festa della promessa di fedeltà del popolo ebraico alla liberazione iniziata da Jahvè, Gesù anticipa il suo esodo finale a Gerusalemme per chiedere la conversione delle autorità alla vera volontà di Dio cioè la fraternità universale.

Va per compiere il secondo di sette segni: la riqualificazione del tempio. Il tempio, che Dio non voleva perché la sua presenza è nella santità del suo popolo,  era diventato un luogo religioso a servizio dei poteri. Gesù vuole riportarlo al suo uso profondo:  luogo che simboleggia l’incontro con Dio, dove il popolo rafforza la sua speranza di vita buona, dove si rinnova la alleanza e si riceve la Sua forza  e dove i fedeli rispondono rinnovando la loro disponibilità ad essere suoi testimoni. Ma ora il tempio serve solo a mantenere  la paura del popolo verso Dio, a pregare per chiedere i suoi favori; serve ai poteri per simboleggiare la loro autorità e motivare la lotta contro i romani.

La comunità di Giovanni comprende che questa logica religiosa del tempio Gesù l’ha abolita e che va sostituita con la fede in Lui, la sua persona e la sua missione. Sa anche che questa fede crea opposizione: alcuni credono autenticamente in questo annuncio, ma altri lo usano come semplice sostituzione dello stesso pensiero religioso tradizionale che si serve del tempio e di Dio per sostenere il proprio egoismo.

Messaggi per noi

Il centro della liturgia di oggi è l’azione simbolica di purificazione del tempio fatta da Gesù. Collegandosi idealmente con la esperienza della Trasfigurazione dove Gesù conversava con Elia e Mosè del suo prossimo cammino (exodos) a Gerusalemme, ecco che Giovanni di parla della prima salita alla città per “rinnovare la pasqua ebraica.

Il Vangelo di Giovanni anticipa la purificazione rispetto alle narrazioni sinottiche e la colloca tra i primi “segni” che Gesù compie. Così definiscono l’azione le autorità a lui avverse affermando che si tratta proprio di una questione decisiva per la fede di Israele! Ma anche coloro che si voglio convertire senza volersi convertire ma solo cercare un altro tempio [leggi tutto: A Pasqua demoliamo i templi]

Entrare nel nuovo tempio. La liturgia invita tutta la comunità dei battezzati a realizzare un compito di riforma. Non si tratta di una attività occasionale, necessaria quando nella chiesa e nel mondo le cose vanno male. Purificare il tempio indica una parte della vocazione battesimale. Non riguarda solo la gerarchia, ma tutti i battezzati; tutti hanno questo compito. [leggi tutto: E’ qui la dimora di Dio. Purificare il tempio]

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onsacrati per la missione del nostro Dio: Gesù presentato al tempio
“Un tempio in continua purificazione e costruzione”
La missione affidata ai veri credenti
La fede, Tommaso e il Crocifisso
Quanto è difficile non servirsi della comunità!

Trasfigurazione. Interiorizzare il mistero della donazione totale

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Perchè la Trasfigurazione non diventi prigioniera del bisogno di alcuni di glorificare Gesù perdendo i significati interiori del suo cammino di perfezione, sarà utile ricordarci che essa fu un dramma spirituale. Molto simile a quella di Francesco che chiedeva di partecipare alla missione di Gesù

Vangelo di Marco 9,2-10
Domenica II di Quaresima B\ della Trasfigurazione

Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. 
Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro.
Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.

Libera Traduzione

La crisi missionaria vissuta nelle settimane precedenti e culminata nella domanda “chi dice la gente che io sia?” non si è conclusa. Gesù avverte il bisogno di sciogliere dentro di sé le contraddizioni nate dall’insuccesso missionario.

La sua vita si fa ancora più solitaria e nella preghiera chiede a Dio di parlargli di nuovo. Ritornò con la mente ai brani più significativi della Bibbia, quelli che lo avevano guidato negli anni della ricerca vocazionale. Meditò la Legge e i Profeti alla ricerca della sua strada, del suo cammino.

Da lontano Pietro, Giacomo e Giovanni vedevano questa intenso dramma interiore del Maestro. Lo vedevano totalmente concentrato ma anche progressivamente sereno, interiorizzato: trasfigurato. Aveva compreso la parola di Dio che gli confermata di essere Figlio, cioè Messia a servizio della volontà di Dio fino alla croce.

Era una rivelazione drammatica. A Pietro che chiedeva a nome di tutti di partecipare a tale missione, di entrare nella nube della rivelazione, Gesù chiese il silenzio e la promessa di rivelare questa decisione solo dopo che i fatti fossero accaduti.

Messaggi per noi

Il testo nei diversi vangeli sinottici è narrato attraverso un uso abbondante di simboli linguistici già presenti nell’antico testamento. Occorre fare attenzione a questo livello simbolico per accogliere i significati profondi. Seguiamo le scelte fatte dal evangelista Marco

  1. Gesù prende con sé tre dei quattro discepoli chiamati fin dall’inizio. Questa sottolineatura dei Vangeli non è di facile interpretazione. Forse serve solo al racconto introducendo alcuni testimoni di una esperienza che altrimenti sarebbe rimasta nascosta. Oppure indica la collaborazione della comunità alla missione di Gesù. La chiesa è sempre chiamata ad aiutare  a salire sul monte. Oppure vuole fondare il ruolo di alcune tradizioni all’interno della comunità post-pasquale come particolarmente significative…
  1. Il monte alto su cui li conduce, fa riferimento ai monti importanti della storia dell’antico popolo. L’arca di Noè si ferma su un monte alto; Abramo raggiunge la comprensione-rivelazione profonda della chiamata di Dio quando conduce sul monte Oreb (Moria? Calvario? Sinai) il suo figlio Isacco per offrirlo in sacrificio scoprendo così che Dio è il Dio della vita. Sul monte Sinai Mosé riceve la rivelazione della Legge e sul monte Elia compie un’esperienza religiosa profonda di conferma della sua missione di difesa delle tradizioni e della cultura del suo popolo messa in crisi dalla persecuzione della regina Gezabele. Nella sua visione Isaia vede che sul monte si rivelerà l’azione di salvezza di Dio radunando tutti i popoli che riconoscono spontaneamente la validità e la sapienza della Legge del Signore.In particolare il linguaggio simbolico della trasfigurazione si riferisce ai monti di Mosè ed Elia quindi alla questione della rivelazione della volontà di Dio e della conferma della missione del perseguitato ingiustamente per tale volontà.
  1. Non possiamo però trascurare il significato altamente simbolico della parola monte che viene ad indicare soprattutto il luogo dove abita Dio, il trono di Dio, e quindi la situazione spirituale di profonda esperienza di contatto personale con Dio stesso. Salire sul monte è quindi scendere nella profondità del proprio essere e del proprio cuore fino a raggiungere l’intimità con Dio e dialogare con lui.
  1. In questa esperienza spirituale profonda Gesù viene trasfigurato da Dio.Trasfigurazione significa trasformazione, passaggio da una forma ad un’altra. La tradizione ha sempre interpretato questa parola in collegamento con la risurrezione. A Gesù e ai discepoli viene fatto vedere il suo destino finale. Questo significato è sottolineato anche dall’inserimento nel racconto della trasfigurazione dell’elemento simbolico delle vesti che diventano bianche (Marco sottolinea: come nessuno può renderle). Nel linguaggio contemporaneo a Gesù questo esempio veniva utilizzato spesso  per descrivere la risurrezione ma anche per descrivere l’esito del cammino dei monaci ritirati nel deserto (Esseni, Qumran). I vangeli utilizzeranno questa immagine per descrivere gli eventi e gli effetti della risurrezione e la Chiesa primitiva per indicare la vita nuova. La domenica dopo Pasqua, infatti, è la domenica in albis cioè la domenica in cui i battezzati indossano la veste bianca.Ma un’altra traduzione potrebbe essere: “raggiungere la figura attraverso”. In questa traduzione si mette in evidenza che il raggiungimento della nostra identità umana e cristiana si realizza attraverso  una trasformazione che prende avvio con una conversione interiore della mente e del cuore. La parola ha infatti lo stesso prefisso della parola pronunciata da Gesù all’inizio della sua predicazione: convertitevi cioè trasformate il vostro modo di pensare la vita e assumete come centro interpretativo l’annuncio della possibilità che Dio sia in ogni tempo re e signore (meta-morfosi e meta-noia).
  1. Questa seconda sottolineatura si collega anche con il resto del racconto. In effetti Gesù si ferma a dialogare con Elia e Mosè cioè con l’antico testamento da cui sempre ha preso spunto per comprendere la sua identità e la sua missione. Questi due personaggi riassumono i libri della Legge e dei Profeti. La Legge è il fondamento della comprensione della volontà di Dio. I profeti nei diversi tempi rappresentano l’interpretazione e l’attualizzazione dello stesso fondamento. Nei momenti di crisi è il profeta che interpreta autorevolmente la volontà di Dio.Mosé ed Elia “appaiono”. È quindi un contesto rivelativo o meglio interpretativo. Si tratta di comprendere il futuro della missione (questo concetto viene ben descritto da Luca l’unico degli evangelisti che dice di cosa stessero parlando: del prossimo esodo di Gesù verso Gerusalemme dove si sarebbe conclusa la sua missione).Il contesto rivelativo-interpretativo è descritto anche da altri elementi: la voce e la nube. Sono due elementi che ci riportano ai diversi momenti dall’esodo nei quali Mosé ricevette le due tavole. La stessa espressione di Pietro: “facciamo tre capanne…” fa esplicito riferimento alla festa ebraica di Pentecoste, la festa delle capanne, nella quale si celebrava il dono della Legge  e si ringraziava Dio per tale dono.
    Pietro, dunque, viene a dire che il nuovo popolo messianico si riconosce nella interpretazione della Legge  data dalle parole e dalle azioni di Gesù.
  1. L’uso delle parole nube e ombra fanno riferimento alla azione e al ruolo dello Spirito. Questo riferimento è più sottolineato nell’ultima parte del racconto che viene così ad essere interpretato come è una vera e propria conferma o secondo battesimo. Di nuovo lo Spirito scende su Gesù, Dio riconferma di nuovo il medesimo nome (questi è il figlio mio, l’amato) e viene aggiunta una conferma anche per la comunità nascente: ascoltate lui.Ci troviamo quindi di fronte a due conferme. Gesù è confermato nel suo nome e nella sua missione. La comunità viene confermata nella sua sequela. Gesù e la comunità sono invitati a continuare il cammino intrapreso.

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La mistagogia di Gesù nel deserto

deserto

Vangelo di Marco 1,12-15
Domenica I di Quaresima B

Lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano.
Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».

Libera traduzione

Lo Spirito di Dio fa prendere coscienza a Gesù che deve confrontarsi con la cultura e la spiritualità del suo popolo e liberarsi da esse. Come l’antico Israele va nel deserto per comprendere più profondamente il senso del cammino da svolgere e liberarsi da ogni istinto di potere crea separazioni nella famiglia di Dio. Sperimentò dentro di sé che il progetto originario di Dio, la fraternità universale, è davvero possibile e che Dio aiuta chi si mette a suo servizio.

L’arresto di Giovanni spinge Gesù a raccoglierne il suo testimone di profeta della volontà di Dio. Lascia i luoghi del potere di Gerusalemme e si rivolge ai poveri di Galilea e, come araldo ufficiale mandato da Dio, proclama la sua interpretazione della volontà di Dio: la sua promessa si compie ogni volta che ci apriamo con il cuore al suo vangelo e modifichiamo il nostro modo di pensare la salvezza nel mondo.

Messaggi per noi

L’evangelista ci presenta il tempo della formazione di Gesù.Egli è cresciuto come virgulto. Si è preparato per la sua missione. Come gli antichi protagonisti di Israele, come gli “eroi” dei diversi popoli, egli ha modellato la sua capacità di essere “servo di Jahvè”. Marco ricostruisce questo suo “tempo di formazione” utilizzando l’immagine di Israele nel deserto. Dove il popolo di Dio non è riuscito, Gesù invece è vincitore.

Al tempo stesso Marco ci offre una sintesi teologica del senso globale della missione. Tutta la sua azione e tutte le sue parole hanno come scopo di realizzare la “pace messianica” (Is 11) che porta a compimento il progetto originario della creazione. Con lui prende piede l’età dell’oro, il tempo della unità tra uomo e cosmo, tra uomo e uomo, tra uomo e il divino.

Leggi tutto il commento In cammino per pensare come Gesù
i
l commento al racconto di Matteo La Quaresima di Gesù
d
i quello di Luca Purificare il proprio io profondo
inoltre La ricerca di fede di Gesù

Fai l’esercizio spirituale Le Tentazioni.

Quaresima: dono ed esigenza di vita

potaturaSi apre davanti a noi il cammino quaresimale. Il camminare appartiene alla vita delle persone e delle comunità. Camminare è il nostro modo di diventare persone. Alla fine del cammino comprendiamo in pienezza chi siamo. Quaresimale aggiunge a questa realtà umana una prospettiva biblica. Realizzare la vita nella linea dei 40 giorni.

La riprogettazione dell’umanità al tempo di Noè durò 40 giorni. Il cammino di scoperta della vocazione di Mosè, 40 anni; e altri 40 furono necessari per accompagnare il suo popolo. 40 sono gli anni necessari ad Israele per passare dalla cultura di potere dell’Egitto ad accogliere in profondità la nuova prospettiva di vita ed elaborare una nuova “costituzione:” sarete per me un popolo scelto tra tutti i popoli; un popolo liberato e di liberati” (Es 19).

La spiritualità ci suggerisce di dedicare un tempo particolare durante l’anno (40 giorni) per ritornare in se stessi e fare il punto sulla propria vocazione battesimale. Francesco ci ha lasciato un esempio appassionante di questo modo di vivere e di crescere.

Nella quaresima seguiamo la natura che, con lo scopo di rinascere dopo l’inverno, aiuta le gemme nel loro sforzo di uscire (esodo) alla luce. Il contadino aiuta la natura tagliando e potando (Gv 15, 2: ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto).

La Quaresima è cristiana se collegata al battesimo e alla Pasqua. Si entra in Quaresima per avanzare nella Pasqua che è il nostro battesimo.

Cammino di Quaresima

“Questi sono i temi centrali della Qua­resima. Affrontiamo il nostro deserto e le tenta­zioni che vi incontriamo e cerchiamo di conver­tirci e di far entrare Dio nella nostra vita”. Leggi qui
Scarica il libretto. Quaresima di Grün A.-Reepen M., L’anno liturgico come terapia, Paoline, Milano 2007, 53-57

Il dono che mi aspetto

Scrivi in basso le attese spirituali che desideri realizzare

Collaboratori della creazione piena. Marco 1,14-20; III TO B

gesù.pasoliniVangelo di Marco 1,14-20
Domenica 25 gennaio \ III TO

Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».

Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». E subito lasciarono le reti e lo seguirono.

Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, mentre anch’essi nella barca riparavano le reti. E subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedèo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui.

Libera traduzione

L’arresto di Giovanni spinge Gesù a raccoglierne il testimone di profeta della volontà di Dio. Lascia i luoghi del potere di Gerusalemme e si rivolge ai poveri di Galilea e, come l’araldo ufficiale mandato da Dio, proclama la sua interpretazione della volontà di Dio: la sua promessa si compie ogni volta che ci apriamo con il cuore al suo vangelo e modifichiamo il nostro modo di pensare la salvezza nel mondo.

Gesù era fortemente convinto di rappresentare l’azione di Dio, per questo a Suo nome da inizio ad un nuovo popolo santo. Chiama i primi discepoli ad essere collaboratori del progetto di far risorgere la vita delle persone e liberarle dalle tempeste operate dai poteri negativi. Essi dovranno imparare a gettare le reti e ripararle, purificando il sentimento religioso dell’umanità.

Simone, Andrea, Giacomo e Giovanni, riconoscono dentro di loro l’energia dello Spirito di Dio; essi lasciano subito la loro terra e come Abramo si aprono  alla scoperta di una nuova cultura, dietro le parole di Gesù.

Messaggi per noi

È l’episodio-base della predicazione di Gesù. Su di esso si fonda la narrazione della fede di Gesù che ha dato origine alla esperienza cristiana. È questo l’evento originario che sostituisce il peccato delle origini. Ogni comunità dei battezzati rileggendo il Vangelo di Marco rinnova nuovamente l’essenziale della propria fede. Questo è il cuore della Nuova Evangelizzazione.

Gesù va in Galilea, proclama, va in cerca di collaboratori, gli dà un nuovo progetto di vita. Tutto in nome della sua fede che chiama: Regno di Dio.

Leggi tutto il commento: Venga il tuo Regno!

 

 

Credenti come discepoli

Dal Vangelo secondo Giovanni 1,35-42

In quel tempo Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù.

Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì – che, tradotto, significa maestro –, dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio.

Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro.

Messaggi per noi

Gesù che passa

Con la celebrazione del Battesimo di Gesù la comunità inizia il cammino annuale di rilettura della sua vocazione. I discepoli che desiderano crescere in questa loro vocazione sono oggi il singolo lettore e la comunità eucaristica. Le comunità cristiane sono impegnate da ormai diversi decenni a riformare se stesse per crescere nella vocazione battesimale. Il battesimo ci invita ad essere discepoli. Facciamo fatica ad accogliere questa vocazione. Per troppi secoli siamo cresciuti nella prospettiva che il battesimo ci dona il perdono del peccato originale e ci introduce nella Grazia di Dio in vista del paradiso dopo la morte. Seguire Gesù sembrava essere una chiamata che riguardava alcuni: i religiosi dei conventi e monasteri. Facciamo fatica a intendere il battesimo come chiamata vocazionale. Tutta l’esperienza cristiana è chiamata non solo a dare nuovo significato alla partecipazione sacramentale, ma ancora di più a sviluppare la vita spirituale attraverso la quale possiamo continuare la missione di Gesù. In questo contesto leggiamo la chiamata dei discepoli proposto dal Vangelo di Giovanni.

Come ci suggerisce l’evangelista in ogni tempo Gesù passa (letteralmente va avanti e dietro) davanti a noi in attesa che qualcuno gli chieda di fermarsi. Certamente occorre un Battista, una guida, che ci indichi dove guardare tra la folla. Occorre seguire, infatti, l’agnello di Dio  e non uno qualsiasi.

Lasciare Giovanni

La vocazione cristiana non nasce dal nulla. Ogni persona ospita dentro di sé la presenza di Dio e del suo Spirito. La vocazione cristiana va oltre la semplice vocazione religiosa. Il Battista ne rappresenta un aspetto. Giovanni desidera la giustizia, ma ha bisogno della forza dello Spirito.

Ci vuole coraggio a lasciare Giovanni e le sue sicurezze. Egli è coraggioso, profetico, coerente, virtuoso, intransigente, tutto dedito alla Legge di Dio. Ce ne fossero di Giovanni Battista anche al nostro tempo! Ma è ancora espressione dell’AT. Egli manifesta lo Spirito ma non è la fonte dello Spirito di Dio. Di Gesù il vangelo di Giovanni ci dice che sulla croce soffia il suo Spirito, la sua esperienza di vita,  su di noi.

La nuova creazione inizia quindi con la conversione che Gesù ha operato in sé e che propone anche a noi. Questa proposta o chiamata porta le persone e i gruppi umani a realizzare un nuovo ecosistema e una  nuova liberazione. Forse più esattamente, conosciamo la nuova o piena creazione proprio seguendo l’esempio di Gesù. Il suo Spirito ci viene donato per comprendere ogni cosa e per far sgorgare dentro di noi un sorgente di acqua viva, che vivifica.

In qualche modo il credente deve sempre passare dalla scuola di Giovanni a quella di Gesù. Ma passare dalla prospettiva religiosa del perdono dei peccati (quasi una situazione di privilegio rispetto ad altri popoli e religioni) alla consapevolezza di essere chiamati ad una missione non è cosa facile.

Giovanni l’evangelista dedicherà un intero capitolo a descrivere l’azione del pastore. Qui invece parla di Gesù come di agnello. Il titolo di Gesù come “agnello” è proprio della scuola giovannea. Soprattutto l’Apocalisse ha usato questa espressione. Essa riprende la tradizione dell’AT. Attraverso l’agnello sacrificato Dio si rende presente (Gn 22; Es 12; Is 53; Ger ). Ma è usato profeticamente anche per indicare il mondo nuovo e il futuro di pace: alla fine dei tempi il lupo e l’agnello pascoleranno insieme.

L’agnello da seguire è sgozzato ma ritto in piedi. È passato attraverso la grande tribolazione ed è risorto per la potenza di Dio. Proprio per questo può togliere il peccato del mondo (Gv 1,29). non solo nel senso che si offre al posto nostro. Molto di più perché ha aperto una via percorrendo la quale si sconfigge il lupo che è in noi. È la via della opposizione ai poteri non fatta con armi umane ma con la totale non violenza che crede solo nella verità.

Si cammina stando fermi!

Rabbi, dove abiti? La trasformazione è opera dello Spirito ma anche del nostro cammino di sequela. La conversione e la maturazione cristiana hanno inizio sempre dalla coscienza che Gesù è il nostro maestro. Prima di essere  Salvatore e Redentore la fede ci fa credere che Lui è una Guida. Egli desidera aprirci gli occhi per vedere: per contemplare e comprendere una nuova esistenza.

Gesù quindi risponde alla domanda dei due nuovi discepoli dicendo di venire e di vedere. Chi impara a vedere riconosce l’eternità della vita nel quotidiano e viene risuscitato.

La conoscenza di Gesù ci porta a comprendere dove egli abita e a rimanere con lui. Egli abita la parola del Padre e rimane in essa. Allo stesso modo i discepoli sono coloro che si educano a meditare la sua parola e con essa continuano l’azione di salvezza inaugurata da Gesù. La vita spirituale e l’unione mistica avviene attraverso la meditazione che porta alla contemplazione. In essa comprendiamo il progetto salvifico manifestato nella pratica messianica di Gesù. Ma riceviamo anche la forza per attuarlo. Siamo attratti dalla sua proposta e come tralci alla vite veniamo trasfusi della sua linfa vitale.

Così portiamo molto frutto e il frutto rimane.

Questa dinamica spirituale fonda la vocazione cristiana e la rende possibile. Siamo credenti perché desideriamo collaborare alla missione di Gesù. Ciascuno a suo modo. Il frutto che  ciascuno di noi realizza per mezzo dello Spirito sostiene la nuova creazione. Trasforma il tempio in casa di preghiera;  cambia l’acqua in vino, porta a guarigione il paralitico della piscina, moltiplica il pane, apre gli occhi al cieco, resuscita Lazzaro. Costruisce anche la nostra unione definitiva con Dio.

 Chiediamo

O Dio, che riveli i segni della tua presenza
nella Chiesa, nella liturgia e nei fratelli,
fa’ che non lasciamo cadere a vuoto 
nessuna tua parola,
per riconoscere il tuo progetto di salvezza 
e divenire apostoli e profeti del tuo regno.

Gesù cresceva in età, sapienza e grazia. Buon anno 2024

Natale: manifestazione della emersione dello Spirito dentro ciascuno che lo accoglie

O Dio, che in modo mirabile
ci hai creati a tua immagine e in modo più mirabile
ci hai rinnovati e redenti,
fa’ che possiamo condividere la vita divina del tuo Figlio,
che oggi ha voluto assumere la nostra natura umana.

(Colletta della Messa del Giorno)

A Ciascuno e a Tutti, un Santo Natale!

Lasciarsi condurre dallo Spirito

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Vangelo secondo Luca  1,26-38
IV di Avvento\B

In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».

A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».

Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».

Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei

Libera traduzione

Al sesto mese dall’inizio della  maternità di Elisabetta, A Nazaret – città della cosmopolita e pluralista Galilea – la presenza illuminante di Dio si fece chiara nella coscienza di Maria, una ragazza promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe.

Lei si era aperta alla volontà di Dio e si lasciava guidare dal suo Spirito.  Sentiva nascere dentro di sé la vocazione a collaborare alla grande speranza di Israele: la venuta del Messia. Dio salvatore in mezzo al suo popolo. Un inviato grande realizzatore delle promesse fatte a Davide perché figlio di Dio. Un Messia che avrebbe dato speranza ai deboli per sempre.

Questa vocazione la spaventava ma allo stesso tempo rimase disponibile. Sapeva che Dio suscita energie e vita. Si lasciò ancora di più riempire dallo Spirito di Dio, la sua ombra protettiva e liberatrice, capace di rendere santa ogni situazione umana. Maria sapeva che nulla è impossibile a Dio per questo si fece obbediente alla  rivelazione che aveva progressivamente compreso.

Messaggi per noi

Tutti i racconti della nascita e infanzia di Gesù si caratterizzano per il loro significato simbolico. Sia Luca che Matteo non desiderano (e forse non possono) dare un resoconto di come sono avvenute le cose. Piuttosto desiderano dare un fondamento teologico agli avvenimenti che seguiranno. Teologico significa che esprimono e manifestano l’agire di Dio nella vita di Gesù.

In modo particolare il vangelo della annunciazione a Maria (come quella a Giuseppe narrato da Matteo) desidera raccontare la grande esperienza spirituale dei due protagonisti della origine umana di Gesù.

Commento intero

Altri commenti
Riempiti di Spirito
Consacrati per la missione del nostro Dio

 

Testimone della luce

battista.rupnikVangelo secondo Giovanni 1,6-8.19-28
III di AvventoB

Venne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce.
Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levìti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaìa».
Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo».
Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.

Libera traduzione

La presenza della Sapienza di Dio nel mondo suscitò un desiderio di ricerca religiosa in Giovanni; questa sua esperienza di Dio fu interpretata come inizio della missione di Gesù.

Non aveva compreso fino in fondo la volontà e il mistero di Dio, come farà Gesù, ma la strada da lui aperta avrebbe favorito l’accoglienza del Vangelo e la comunità di Gesù dopo la sua morte la riconobbe come importante.

Il Battista stesso lo affermava a chi si interrogava sul senso della sua missione e insegnamento: “non sono io l’inviato definitivo di Dio. E neppure uno dei grandi interpreti della Bibbia”.

Egli si pensava come una voce, una testimonianza della verità di Dio, un richiamo a fare la sua volontà: portate a compimento la liberazione iniziata da Dio per Israele e desiderata per tutti gli emarginati, esiliati, sfruttati e falliti della vita. Egli desiderata collaborare con Dio a raddrizzare le strade che non portano alla terra promessa, la terra della solidarietà e fraternità.

Ma chi non voleva questo gli chiedeva perché battezzasse e con quale autorità; infatti insegnava a credere che la sua era l’autentica volontà di Dio. Egli sapeva che i profeti non hanno altra autorità presso i potenti, se non quella della loro morte e sacrificio, sperando che il seme di Dio vada avanti.

Così manifestò la sua convinzione: Dio sta per mandare il messia definitivo, in cui manifesterà in pienezza la sua potenza, il suo Spirito.

Messaggi per noi

Il brano liturgico di questa domenica di avvento opera una raccolta di versetti. Una parte appartiene al grande Inno iniziale o Prologo scritto da Giovanni Evangelista , e costituisce il primo dei due “intermezzi” tra le 4 grandi strofe che lo costituiscono. Ambedue sono dedicati a Giovanni il Battista e alla interpretazione della sua esperienza religiosa. In parte descrive l’inizio della missione di Gesù introdotta proprio dalla missione del Battista

Tra i diversi messaggi va sottolineata l’intenzione dell’evangelista di descrivere  il valore della rivelazione di Giovanni e di Gesù. Questa è differente da quella dei Giudei, Sacerdoti, Levìti e Farisei. Essi si riferiscono alla testimonianza di Mosè che interpretano come Legge o Comandamenti e culto del  Tempio.

Sempre il Vangelo di Giovanni mette in evidenza che la vera rivelazione è nella esperienza di Gesù. La sua fede è per noi: vino, acqua, pane, luce, risurrezione, vita. Egli è la nuova alleanza. Dio si incontra nella rivelazione che è la vita di Gesù.

Leggi il commento integrale Nel deserto, rendere autentico il cammino di fede

Altri commenti

Convertirsi alla piena realizzazione del regno di Dio nella vita

cieli.nuovi

Vangelo di Marco 1,1-8
II di Avvento

Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio.
Come sta scritto nel profeta Isaìa:
«Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero:
egli preparerà la tua via.
Voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri»,
vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati.
Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme.
E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati.
Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico.
E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali.
Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».

Libera traduzione

Inizio della narrazione di come prese avvio la trasformazione desiderata da Dio e inaugurata da Gesù, suo inviato e servitore fedele.

Gesù si decise a dare inizio al suo servizio missionario per continuare l’azione evangelizzatrice di Giovanni. Egli si ispirò alla visione del profeta Isaia che annunciava il ritorno del popolo dalla schiavitù di Babilonia. Egli desiderava che non fosse solo un ritorno fisico ma un vero rinnovamento spirituale. Per questo invitava a riorganizzare la vita nella terra promessa secondo  l’esperienza dell’esodo nella fedeltà ai Dieci Comandamenti.

Allo stesso modo Giovanni prese le distanze dalla religiosità corrotta dei capi di Gerusalemme e dava testimonianza con una vita essenziale, dedita alla costruzione interiore della persona attraverso la meditazione.

 Giovanni elaborò per se stesso e proponeva a tutti un cammino di trasformazione del modo di vedere la vita manifestato pubblicamente con il rito del battesimo. Una conversione del cuore alla giustizia sociale e ai rapporti interpersonali autentici.

Alcuni dei suoi discepoli, dopo il suo martirio,  divennero anche discepoli di Gesù. Riconoscevano che il nuovo cammino di fede portava a compimento e superava l’esperienza spirituale di Giovanni. Il Vangelo di Gesù apriva le persone alla libertà dello Spirito facendo dei credenti non solo dei profeti ma i testimoni della fraternità universale da Lui inaugurata.

Commento diffuso

Inseriti in Cristo, profeti del regno

Approfondimenti

Immacolata Concezione\ Avvento II\ Riempiti di Spirito

Mina canta Magnificat di M. Frisina (si consiglia di ascoltare più volte il canto prima di iniziare la meditazione)

Dal Vangelo di Luca 1,26-38
Immacolata Concezione nella II domenica di Avvento
Continua a leggere Immacolata Concezione\ Avvento II\ Riempiti di Spirito

Imparare a riconoscere i segni della stanchezza spirituale

stanchezza

Vangelo secondo Marco 13,33-37
Domenic I di Avvento\B

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare.
Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati.
Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate

Libera traduzione

Nei giorni precedenti il suo arresto e la sua uccisione Gesù annunciava il Vangelo ai potenti di Gerusalemme e preparava i discepoli a farsi carico della missione.

Diceva loro di cominciare a pensare alla sua assenza, ad organizzarsi senza di lui. Li invitava a scoprire dentro di sé il dono dello Spirito, il carisma proprio; a rispettare le competenze e le capacità missionarie di ciascuno. All’autorità che avrebbero scelto tra di loro, diceva di vegliare sulla corresponsabilità di tutti.

Li esortava poi a rafforzare il proprio spirito, a vegliare, perché i tempi della realizzazione del regno di Dio e della sua volontà, non sono semplici e neppure conosciuti. Si può mantenere fede alla vocazione evangelica solo imparando a riconoscere e combattendo i segni della tentazione di ritornare alla visione umana e religiosa precedente, quella a servizio del potere.

Commento diffuso

Vigilare sull’avvento. Crediamo ancora nella pienezza del tempo?

Approfondimenti

Come si costruisce la storia
Vigilare perchè venga il paradiso
Attesa messianica
Rendere grazie per la vocazione battesimale

Chiediamo

O Dio, nostro Padre,
nella tua fedeltà che mai vien meno
ricordati di noi, opera delle tue mani,
e donaci l’aiuto della tua grazia,
perché attendiamo vigilanti 
con amore irreprensibile 
la gloriosa venuta del nostro redentore,
Gesù Cristo tuo Figlio.

Sia la tua mano sull’uomo della tua destra,
sul figlio dell’uomo che per te hai reso forte.
Da te mai più ci allontaneremo,
facci rivivere e noi invocheremo il tuo nome.

Il mondo ha bisogno di Vangelo

missione

Vangelo di Matteo 28, 16-20
domenica  \ Ascensione A Continua a leggere Il mondo ha bisogno di Vangelo

Nuovi nell’amore

donarsi

Vangelo di Giovanni 14, 15-21
Domenica\ VI di Pasqua A

Continua a leggere Nuovi nell’amore

La verità è venuta a noi

luce mani

Vangelo di Giovanni 14,1-12
Domenica \ V di Pasqua

Continua a leggere La verità è venuta a noi

Contro i pastori d’Israele

falsi-pastori

Vangelo di Giovanni 10,1-10
Domenica \ IV di Pasqua

Continua a leggere Contro i pastori d’Israele

“Vedere” Gesù risorto

emmaus

Vangelo di Luca 24,13-35
Domenica  \ III dopo Pasqua

Continua a leggere “Vedere” Gesù risorto

Tempo pasquale, tempo di missione

gesu esce

Occorre trovare un nuovo tema generatore per aiutare i battezzati a comprendere il significato dell’intero ciclo pasquale. Se il tema generatore “Gesù morto per i nostri peccati” si è rivelato utile nel passato ma oggi può addirittura essere d’impedimento per la comprensione di insieme, allora occorre ricollocare l’espressione all’interno di una prospettiva più ampia. […]

L’orizzonte che da compimento (cioè fa risorgere) alla storia è continuare le scelte iniziate da Gesù di Nazaret. Ha svelato il senso della convocazione messianica prepasquale. La prima azione di Gesù (subito dopo la proclamazione essenziale del vangelo del regno di Dio) fu la convocazione dei Dodici. Ora finalmente si può comprendere il loro destino. Essi sono chiamati, come più volte descrive il libro degli Atti, a percorrere la stessa via e a compiere le stesse azioni.

Tempo pasquale, tempo di missione.
Meddi L., Tempo di Pasqua. tempo di missione,   ©   Settimana, 2009, 44, 13-14, 1.16.

… almeno una volta all’anno.
Il significato che nasconde…
Il significato che svela
Declinare la Pasqua
A servizio della risurrezione

Continua a leggere Tempo pasquale, tempo di missione

Con Gesù a Gerusalemme

gesù.pasoliniLettura del Vangelo Mt 21,1-11 dell’ingresso a Gerusalemme nel giorno della palme

Quando furono vicini a Gerusalemme e giunsero presso Bètfage, verso il monte degli Ulivi, Gesù mandò due discepoli,  dicendo loro: «Andate nel villaggio di fronte a voi e subito troverete un’asina, legata, e con essa un puledro. Slegateli e conduceteli da me.  E se qualcuno vi dirà qualcosa, rispondete: “Il Signore ne ha bisogno, ma li rimanderà indietro subito”».  Ora questo avvenne perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta:  «Dite alla figlia di Sion: “Ecco, a te viene il tuo re, mite, seduto su un’asina e su un puledro, figlio di una bestia da soma”». Continua a leggere Con Gesù a Gerusalemme

Risorgere significa rinascere

lazzaro.rupnik

Giovanni 11, 3-7.17.20-27.33b-45 [lettura breve]
Domenica  V di Quaresima A Continua a leggere Risorgere significa rinascere

la luce della continua creazione

luce-croce
La luce filtrata dalla croce è diversa. Questo perché la luce è carica di spiritualità, di senso religioso, di significato emotivo

Vangelo di Giovanni 9, 1.6-9.13-17.34-38 (lettura breve)
Domenica  IV di Quaresima A
Continua a leggere la luce della continua creazione

Il pozzo, l’acqua e le parole di Gesù

Vangelo di Giovanni 4, 5-15.19b-26.39a.40-42
Lettura breve Vangelo di III Quaresima A

In quel tempo, Gesù giunse a una città della Samarìa chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: Dammi da bere!, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?».

Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore – gli dice la donna –, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua. Vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare».

Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità».

Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te».

Molti Samaritani di quella città credettero in lui. E quando giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».

Messaggi per noi

Si tratta di un testo missionario che descrive la predicazione della comunità post-pasquale verso i samaritani. Questi avevano  una forte tradizione spirituale ma “non conoscevano ancora lo Spirito” (Atti, 8). Tuttavia nel contesto liturgico è utilizzato, più in generale, per indicare l’inizio del cammino iniziatico verso il battesimo. Ma la comunità dei battezzati lo legge  come un testo che ci invita a riconsiderare la novità e specificità del cammino spirituale proposto da Gesù e del valore dei cammini religiosi dell’AT. (Oggi potremmo dire di altre religioni) [leggi tutto qui]

Approfondimento

La missione di Gesù: accogliere e donare lo Spirito. Gesù, anche per Giovanni, è «colui che dona lo Spirito» (Gv 1,32-33; 3, 3-5.34; [4,23-24]; 6,63; 7,39; 14,26; 15,26; 16,13;  20,22). In modo particolare occorre collegare questo testo con la prima finale del vangelo di Giovanni: “detto questo spirò” (meglio tradotto con  ”rese lo Spirito” – 19,30). In questo modo diventa evidente la teologia giovannea della nuova (o piena) creazione attraverso la rivelazione messianica del figlio di Dio Gesù. Giovanni sottolinea piuttosto il significato  universale della vita e della morte di Gesù. Egli può donare lo Spirito a chiunque crede. Lo Spirito che Gesù ci dona è quello che è sceso su di lui e a cui egli si fece obbediente. [leggi tutto qui]

La Bibbia legge la Bibbia

Gen 26,19 I servi di Isacco scavarono poi nella valle e vi trovarono un pozzo di acqua viva.
Eso 17,6 Ecco, io starò davanti a te sulla roccia, sull’Oreb; tu batterai sulla roccia: ne uscirà acqua e il popolo berrà». Mosè così fece sotto gli occhi degli anziani d’Israele.
1Re 19,6 Egli guardò e vide vicino alla sua testa una focaccia cotta su pietre roventi e un orcio d’acqua. Mangiò e bevve, quindi tornò a coricarsi
Sal 1,3 Sarà come albero piantato lungo corsi d’acqua, che darà frutto a suo tempo e le sue foglie non cadranno mai; riusciranno tutte le sue opere. 
Is 41,18 Farò scaturire fiumi su brulle colline, fontane in mezzo alle valli; cambierò il deserto in un lago d’acqua, la terra arida in sorgenti. 
Is 55,1 O voi tutti assetati venite all’acqua, chi non ha denaro venga ugualmente;comprate e mangiate senza denaro e, senza spesa, vino e latte.
Ez 47,1 Mi condusse poi all’ingresso del tempio e vidi che sotto la soglia del tempio usciva acqua verso oriente, poiché la facciata del tempio era verso oriente. Quell’acqua scendeva sotto il lato destro del tempio, dalla parte meridionale dell’altare.
Mc 1,8 Io vi ho battezzati con acqua, ma egli vi battezzerà con lo Spirito Santo».
Gv 2,7 E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le giare»; e le riempirono fino all’orlo.
Gv 7,38 chi crede in me; come dice la Scrittura: fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno».
Gv 19,34 ma uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua.
Ap 22,17 Lo Spirito e la sposa dicono: «Vieni!». E chi ascolta ripeta: «Vieni!». Chi ha sete venga; chi vuole attinga gratuitamente l’acqua della vita.

Esercizio spirituale

Lasciamo fuori dal nostro deserto (eremo) la dissipazione della vita quotidiana per poterla meglio illuminare dalla sapienza di Gesù luce, vita, nutrimento, risurrezione. Egli ci vuole donare il suo Spirito come acqua, forza, energia che zampilla dentro di noi…

  • Mi lascio attirare dalla parola sete. Cerco di elencare gli oggetti della mia sete; non mi preoccupo di scoprire che ai primi posti ci sono desideri di cose materiali o psicologiche: la salute, il successo, il superamento delle paure…metto in evidenza quelle che riguardano i desideri spirituali: la riconciliazione, la pace interiore, la collaborazione con Dio…
  • Proprio sottolineando questi desideri spirituali, osservo con la mente il pozzo e la sua acqua. Quali sono stati i miei pozzi? Quale parola del Vangelo mi ha guarito e dissetato  negli anni? Ringrazio Dio perché Lui è il pozzo della vita. lo ringrazio per la coltivazione che mi ha concesso. Trasformo i sorsi di acqua in preghiere di lode .
  • Al bordo del pozzo vedo il secchio. Attraverso di esso ho ricevuto l’acqua che disseta. Persone? Libri? Esperienze? Gruppi? La mia interiorità? Vado con il ricordo a descriverli: i gesti, i modi, le azioni, le conseguenze benefiche dentro di me.. Di ognuno ringrazio Dio perché Lui era in tutti essi.
  • Osservo poi con meraviglia la piccola sorgente che è scaturita in me. Por essendo terra arida e roccia, anche da me è nata una piccola fonte da cui molte persone ricevono l’acqua di Dio: segni di consolazione, parole di conversione, gesti riconciliazione, contatti di tenerezza.
  • Finalmente rivolgo il mio volto a Gesù il Cristo per adorarlo, per riconoscere che lui con la sua pasqua ha dato inizio a tutto questo. Gli assicuro che continuerò a dissetarmi alla sua fonte, quella posta al centro della città futura e aiuterò anche altri ad attingere ad essa.

Chiediamo

“Quando manifesterò in voi la mia santità,
vi raccoglierò da tutta la terra;
vi aspergerò con acqua pura
e sarete purificati da tutte le vostre sozzure
e io vi darò uno spirito nuovo”, dice il Signore. (Ez 36,23-26)

Ascoltate oggi la voce del Signore: non indurite il vostro cuore. (Salmo 94)
Venite, cantiamo al Signore,
acclamiamo la roccia della nostra salvezza.
Accostiamoci a lui per rendergli grazie,
a lui acclamiamo con canti di gioia.

La Trasfigurazione, meta del percorso iniziatico

metamorfosiDal Vangelo secondo Matteo 17,1-9
II domenica di Quaresima\A

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. Continua a leggere La Trasfigurazione, meta del percorso iniziatico

La Quaresima di Gesù

Gesù.desertoVangelo di Matteo 4,1-11
Domenica I di Quaresima\ anno A

In quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”». Continua a leggere La Quaresima di Gesù

Quaresima di discernimento

Un buon sussidio per il cammino quaresimale: le catechesi di Papa Francesco sul discernimento

download: https://multimedia.opusdei.org/doc/pdf/catechesi-sul-discernimento20230112084608348849.pdf

Mt 5,38-48 Il sentiero della vita: la via della perfezione

nonviolenzaVangelo di Matteo  5,38-48
Domenica  VII Tempo Ordinario

«Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio e dente per dente”. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle.

Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico”. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».

Libera traduzione

Continuando la catechesi rivolta ai discepoli per renderli capaci di sostenere l’avvento del regno di Dio, Gesù presentò altre due programmi di liberazione interiore. La Legge antica organizzava i rapporti interpersonali sulla regola “Occhio per occhio e dente per dente”. Per essere costruttori della società desiderata da Dio occorre non opporsi al malvagio, essere disponibili ad accettare maltrattamenti, soprusi, deprivazioni; se questo avvantaggia la venuta della sovranità di Dio.
Di più. La Legge antica chiedeva di preoccuparsi solo del proprio prossimo, cioè gli appartenenti  alla propria tribù e famiglia; Gesù invece è consapevole che la trasformazione sociale avviene quando si è capaci di desiderare la salvezza e la trasformazione anche dei nostri nemici, amandoli e pregando per loro.

Dio infatti ha bisogno di collaboratori che riescono ad agire come lui, in modo gratuito. Non ha bisogno di persone che sanno solo difendere le proprie sicurezze. Il discepolo dovrà essere perfetto cioè incamminato verso la imitazione del padre celeste.

Messaggi per noi

  • Anche queste ultime due antitesi, come le altre che abbiamo meditato e che puoi leggere qui,  ci procurano istintivamente un senso e un desiderio di rifiuto. Esse, come le altre,  ci toccano in profondo. Toccano il nostro diritto personale a cui siamo giustamente molto sensibili. Incidono e mettono in discussione la nostra identità, il valore di noi stessi. Come se accogliendole svuotiamo il nostro io. Più in generale ci sembra che vadano contro  il senso di giustizia di cui Dio stesso dovrebbe essere il garante. Cosa sarebbe allora il giudizio finale? Mettono in discussione anche i nostri confini personali, la privacy,  che cerchiamo di difendere perchè possano entrare solo coloro che non ci destabilizzano.
  • D’altra parte conosciamo sufficientemente il Vangelo per sapere che  Gesù le ha vissute completamente. Proprio perchè le ha praticate come ascesi personale, che può chiederle ai “suoi” discepoli. Non c’è infatti collegamento tra le Antitesi e il brano delle Tentazioni che leggeremo la I di quaresima? E la II di quaresima con ci dice che si raggiunge la Trasfigurazione (la Pasqua) proprio superando queste tentazioni?
  • Allo stesso modo di Gesù anche altri grandi trasformatori della storia hanno vissuto questa trasformazione. Ci ricordiamo di Gandhi e di Buddha.
  • In verità è un meccanismo di difesa anche la distinzione tra aspetto personale e valore sociale del testo. la questione posta da Gesù, infatti, non è se la società debba avere meccanismi di difesa e di retribuzione verso il male. La questione è: io come voglio essere e cosa voglio rappresentare con la mia vita. All’interno dei sistemi sociali che hanno la loro logica, anche giusta, il credente desidera testimoniare con Gesù alcuni valori supremi, trasfigurativi, pasquali, paradisiaci. Divini.
  • Nel dettaglio, in queste ultime antitesi Gesù ci parla di tre cose.
    Innanzitutto ci chiede di non resistere al malvagio, al fastidioso, al bisognoso e del nemico. Le prime tre sono categorie di persone che intralciano il nostro cammino e la nostra quotidianità, nel momento in cui hai trovato la tua sistemazione, la tua routine, ecco che qualcuno vuole “prendere possesso di te”. Del tuo tempo, della tua libertà, dei tuoi soldi che hai faticosamente messo da parte. È lo scontro tra un equilibrio psico-sociale e la novità non prevista e desiderata.  La quotidianità è piena di questi piccoli o grandi avvenimenti.
  • Anche la psicologia ci parla di questa capacità da acquisire e che consiste nell’equilibrio tra chiusura e apertura, tra difesa e abbandono del proprio io. È la prospettiva del giusto adattamento. Gesù ha vissuto il superamento della regola  “Occhio per occhio e dente per dente”. Anche noi siamo chiamati ad incamminarci e crescere in questa “totale non difesa” ma sempre nella prospettiva della crescita dell’altro e di se stessi.
  • L’invito si fa più forte quando parla di superare la logica del nemico tribale: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano. Qui la questione non è solo personale ma sociale. Si tratta dell’amore-odio in quanto apparteniamo ad un gruppo, società, nazione, partito politico…
  • La seconda affermazione riguarda la motivazione per fare tutto questo: diventare perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste. Il Levitico (cf. prima lettura) chiedeva di essere santi cioè separati, diversi e “consistenti” (santità significa in ebraico anche il peso di una verità) ad immagine di Dio. Luca modificherà dicendo “siate misericordiosi” ritenendo che la misericordia e le opere di misericordia (spirituale  corporale) manifestano l’identità profonda di Dio.
  • Le tre prospettive vanno integrate ma soprattutto crescere nella consapevolezza che la logica di Dio è quella di un padre e che “egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni”. Appartiene quindi al ritmo della natura e all’ordine originale del mondo (il cosmos di cui parla la finale del primo capitolo di Genesi) che la giustizia appartiene al tempo e alla evoluzione stessa della storia. Sembra di capire che Gesù crede ad una giustizia immanente nella vita o, come noi oggi diciamo, il giudizio finale è un auto giudizio. Proprio per questo il padre è un Padre-Madre.
  • È proprio questa prospettiva spirituale immanente che non fa di Dio un Giudice (anche se giusto) che ci aiuta a comprendere anche come può avvenire la nostra trasformazione. Lo spirito di Gesù si manifesta in noi anche attraverso il nostro cammino di “abbandono alla Divina Provvidenza” cioè al ritmo profondo dell’esistenza e della storia. Questo abbandono non elimina magicamente lo scontro e la sofferenza, la resistenza e le mediazioni quotidiane. Ci chiede soprattutto di non opporci ma di continuare a vivere la nostra pace interiore.

Altri testi

  • Rm 12,2 Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto.
  • Mt 19,21 Gli disse Gesù: «Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi».
  • Mt 26,49 E subito si avvicinò a Gesù e disse: «Salve, Rabbì!». E lo baciò.
  • Lc 15,20 Partì e si incamminò verso suo padre. Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò.
  • Mt 26,52 Allora Gesù gli disse: «Rimetti la spada nel fodero, perché tutti quelli che mettono mano alla spada periranno di spada.
  • Mt 26, 14 Ma Gesù non gli rispose neanche una parola, con grande meraviglia del governatore
  • Gv 18,22 Aveva appena detto questo, che una delle guardie presenti diede uno schiaffo a Gesù, dicendo: «Così rispondi al sommo sacerdote?».

Esercizio spirituale

Il sentiero della vita: le guarigioni da invocare
Continuiamo l’esercizio di trasformazione e guarigione iniziato nella meditazione precedente

La meditazione sulle sei indagini (le Antitesi) è un dono per la nostra felicità quotidiana, per il nostro progetto di vita e per il servizio missionario che desideriamo compiere.

  • Iniziamo con un lungo tempo di silenzio, esteriore e interiore, finalizzato a superare la paura che Gesù voglia metterci di nuovo in discussione. Aspettiamo finchè non sentiamo che il nostro io psichico si senta sicuro e desideri lasciarsi illuminare dalla parola di verità. Aspettiamo anche molti giorni!
  • Ripetiamo a lungo il versetto dell’alleluja: «Ti rendo lode, Padre,
    Signore del cielo e della terra, perché ai piccoli hai rivelato i misteri del Regno». Domandoci: sono piccolo? Quale è il mistero che mi vuoi rivelare?
  • Al momento opportuno, giorno dopo giorno, lasciamo che l’emotività diventi riflessività: quale è la crescita che mi vuoi proporre?
  • Leggiamo di seguito e più volte in questi 15 giorni i sei discernimenti «avete inteso…ma io vi dico», finchè uno vi attivi senza spaventarvi.
  • Scelto uno (lasciandoci scegliere da uno o l’altro) iniziamo il cammino di illuminazione: quale è il valore che annuncia? Perché è salvezza per il mondo? Come lo Spirito mi ha concesso di viverlo e servirlo? Come posso servirlo ancora?
  • Appena avvertiamo resistenza, ripetiamo a lungo: ti benedico o Padre… oppure Beato chi cammina nella legge del Signore e il salmo 118.
  • Appena sento tornare la pace, continuo la mia discesa\ascesa di liberazione interiore…

Chiediamo

O Dio, che nel tuo Figlio
spogliato e umiliato sulla croce,
hai rivelato la forza dell’amore,
apri il nostro cuore al dono del tuo Spirito 
e spezza le catene della violenza e dell’odio, 
perché nella vittoria del bene sul male 
testimoniamo il tuo Vangelo di pace.
(Colletta)

Aiutami Signore a guarire dalla paura in generale e dalla paura dell’aldilà. Fa che sia l’amore per te e non la paura, la spinta a fare passi concreti, pratiche di servizio parrocchiale chi mi aiutino a sciogliere insieme a Te i nodi della coscienza che ancora mi tengono legata alla paura della morte. Mi abbandono nella preghiera e nella contemplazione alla forza del tuo Santo Spirito perchè mi liberi da tutto ciò. Ridonami vigore e volontà per vincere le resistenze che si frappongono alla realizzazione della Tua Santa Volontà di Bene in me, alla tua volontà di Salvezza anche per me che sono solo una povera peccatrice. Ti chiedo questo nel Tuo Santo Nome il nome di Gesù Cristo Nostro Signore. Amen

(Cinzia Mollica, 12 febbraio 2014)

Il cammino di piena umanità

antitesiVangelo secondo Matteo 5,17-37 letto nella VI domenica per annum\A

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli.
Io vi dico infatti: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio”. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna.
Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.
Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!
Avete inteso che fu detto: “Non commetterai adulterio”. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore.
Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geènna. E se la tua mano destra ti è motivo di scandalo, tagliala e gettala via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geènna.
Fu pure detto: “Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto del ripudio”. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all’adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio.
Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”. Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare: “sì, sì”, “no, no”; il di più viene dal Maligno».

Messaggi per noi

Le Domeniche per Annum 6\7 ci presentano quella parte del discorso della Montangna chiamata Antitesi. La “struttura letteraria” delle 6 antitesi è chiara. Si riprende una affermazione della Legge (comandamenti o tradizione), viene relativizzato il significato in modo autorevole (“ma io vi dico…”), ed infine viene proposto un compimento indirizzato ai discepoli.

1. Non è di poco conto la presa di posizione, la critica, di Gesù alla Legge. Non solo perchè essa veniva giustamente attribuita a Dio e considerata Rivelazione. Ma soprattutto perchè su di essa si fondava la identità, la speranza, di Israele. Anche la sua aspiritualità e pedagogia. Scrive il teologo (1 lettura, Sir 15,16-21) che “Se vuoi osservare i suoi comandamenti, essi ti custodiranno; se hai fiducia in lui, anche tu vivrai”. Lo dice nella linea della grande tradizione: Deut. 29-30 e il lungo salmo 119 (“elogio della Legge divina”).

Andare contro la tradizione centrata sulla Legge, quindi, significa andare oltre e non affidarsi pedagogicamente solo ad essa per la crescita nella Fede cristiana, è una questione importante ancora oggi. Marco dedica a questo tema tutto l’intero capitolo 7 del suo Vangelo.

Questo è il punto: l’identità cristiana. Il Gesù di Matteo (come di Marco) non è contro l’antica Legge (“non passerà un trattino o uno iota”), ma non la ritiene sufficiente per fondare la vita della comunità e la missione evangelica.

In una stagione in cui soffriamo per la mancanza di evangelizzazione e siamo tentati dalla “religione civile”, sarà necessario riflettere su questo punto e domandarci quale senso abbia la questione della qualità di vita delle comunità.  Gesù non nega l’esistenza delle due vie. La “piccola via”, presente in tutte le religioni, che si esprime con i Comandamenti. Ma per la missione delle comunità è necessaria la “grande via” (o grande carro, nel linguaggio del Buddha).

Paolo ai Corinti è chiaro: “Fratelli, tra coloro che sono perfetti parliamo, sì, di sapienza, ma di una sapienza che non è di questo mondo, né dei dominatori di questo mondo, che vengono ridotti al nulla. Parliamo invece della sapienza di Dio, che è nel mistero, che è rimasta nascosta e che Dio ha stabilito prima dei secoli per la nostra gloria.
Nessuno dei dominatori di questo mondo l’ha conosciuta; se l’avessero conosciuta, non avrebbero crocifisso il Signore della gloria” (2 lettura).

Tornano quindi di attualità le riflessioni di D. Bonhoeffer (Sequela, Queriniana [München], Brescia  1971 [1937]) che parla di “grazia a caro prezzo”; di J.B. Metz (Al di là della religione borghese. Discorsi sul futuro del cristianesimo, Queriniana, Brescia  1981 [München 1980]) e di G. Lohfink (Per chi vale il discorso della montagna? Contributi per un’etica cristiana, Querianian, Brescia  1990).

2. Le “Antitesi” si possono organizzare in 3 gruppi: a) quelle riferite alle relazioni sociali: oltre il comandamento “non uccidere” (prima natitesi); oltre la giustizia di retribuzione nel male (quinta antitesi) e i rapporti tribali (sesta antitesi); b) quelle riferite alle relazioni di coppia: oltre il comandamento “non commettere adulterio” e contro ogni scandalo (seconda antitesi) ma anche contro il ripudio maschilista (terza antitesi); c) Contro l’uso sociale della religione e del giuramento (quarta antitesi).

Esse rappresentano per il discepolo una metà, un traguardo. Soprattutto un cammino (ascesi) di perfezionamento della esperienza umana. Una anticipazione della vita eterna, della vita dello Spirito di Dio in noi. Una “risurrezione”: “Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli…”.

Scrive Bonhoeffer (112-113): è possibile? questo comandamento va preso alla lettera? Ogni risposta è negativa: non c’è risposta; siamo afferrati dal comandamento di Gesù. Diventa quindi importante una riflessione comunitaria su come favorire questa nostra risposta di fede. Sulla guarigione che dobbiamo sviluppare.

E’ un cammino di guarigione. La storia dei cristiani è anche la storia dei cammini di guarigione spirituale. Oggi siamo chiamati a rivedere questi “cammini”.  Le vie della guarigione infatti non posso essere pensate a lato o contro la nostra esperienza umana.

Il Vangelo e gli spirituali contemporanei ci indicano alcune vie percorribili: invitare ad andare oltre la religione; a separarsi da essa. Aiutare ad avere un motivo adeguato per guarire che non sia solo la preoccupazione dell’aldilà. Sviluppare la capacità di consapevolezza nella verità; più che il principio di autorità veritativa. Fare pratiche (anche parrocchiali) che aiutino lo scioglimento umano (psicologico) dei nodi che ci avvolgono.

Ma sempre rimane il fondamento spirituale:  l’abbandono alla forza interiore dello Spirito.

Preghiamo

O Dio, che riveli la pienezza della legge
nella giustizia nuova fondata sull’amore,
fa’ che il popolo cristiano,
radunato per offrirti il sacrificio perfetto,
sia coerente con le esigenze del Vangelo,
e diventi per ogni uomo segno di riconciliazione e di pace.
Per il nostro Signore Gesù Cristo…

Mt 5,13-16 Voi siete: il mistero della chiamata

Prepariamo la meditazione
del Vangelo secondo Matteo 5,13-16
Domenica V del Tempo Ordinario

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.
Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa.
Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli». Continua a leggere Mt 5,13-16 Voi siete: il mistero della chiamata

In cosa credeva Gesù

dal Vangelo secondo Matteo 5,1-12a
domenica IV per annum\A
Continua a leggere In cosa credeva Gesù

Inizia la nuova creazione

Dal Vangelo secondo Matteo 4,12-23.
III domenica per annum\A
Continua a leggere Inizia la nuova creazione

La missione di Gesù: accogliere e donare lo Spirito.

Dal Vangelo di Giovanni 1,29-34
Domenica TO II

In quel tempo, Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele». Continua a leggere La missione di Gesù: accogliere e donare lo Spirito.

Gesù sceglie la sua vita

Rupnik, Battesimo di Gesù
Rupnik, Battesimo di Gesù

Dal Vangelo secondo Matteo Mt 3,13-17
Domenica del Battesimo del Signore \ TO 1

In quel tempo, Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui.
Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?». Ma Gesù gli rispose: «Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia». Allora egli lo lasciò fare.
Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. Ed ecco una voce dal cielo che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento». Continua a leggere Gesù sceglie la sua vita

Un anno nuovo

anno-nuovo

© Paolo Curtaz in LaChiesa.it

Un neonato che, con gli occhi chiusi, cerca il seno acerbo della madre adolescente; un bambino che riceve la visita notturna dei pastori, loschi personaggi dediti al furto e alla menzogna, una grotta nella pianura della splendida Betlemme, adibita a rifugio contro il freddo; un giovane e promettente falegname, finalmente rasserenato dopo una notte tragica, che cerca cibo e legna per la propria giovane sposa.
Immagini di Natale, amici, l’inaudito di Dio, il vero volto dell’Altissimo che, per amore, mette da parte la sua divinità, la sua onnipotenza e diventa accessibile, incontrabile.
Natale è Dio che si racconta, Dio evidente.

Un nuovo anno
In questo clima ci prepariamo ad affrontare la solennità di san Capodanno martire.
Ops, pardon, di Santa Maria madre di Dio.
Un cambio d’anno, un evento banale, in fondo, e che pure la disperata speranza degli uomini ha riempito di una ritualità laica, fatta di fuochi d’artificio e di brindisi, con l’augurio che i giorni futuri ci preparino gioia e serenità.
Cristianamente, senza mandarvi di traverso il panettone, vi annuncio che, con molta probabilità, il 2010 sarà molto simile al 2009, anzi, un po’ peggio, pare.
Forse usciremo dalla crisi, ma spiega telo ai due milioni di persone che sono rimaste senza lavoro.
Mi piace, però, questo bisogno che abbiamo di sperare, di aspettarci sempre qualcosa di migliore. Per i cristiani il tempo è sacro, da quando Dio lo abita.
Il tempo, la storia, la mia storia, non è una serie di avvenimenti che si susseguono senza senso ma, al contrario, lo spazio che mi è dato per realizzare il progetto che Dio ha su di me, un ritaglio di infinito in cui diventare uomo. Certo, ci sono anni più belli, fatti di soddisfazioni lavorative, di gioie immense come la nascita di un figlio, ed altri più difficili in cui sperimentiamo il fallimento affettivo o il lutto di una persona cara. Entrambi sono abitati dalla tenerezza di Dio.
L’augurio migliore che vi posso fare per il nuovo anno è quello formulato dalla benedizione del libro dei Numeri che abbiamo letto: ai auguro che, nel corso dei prossimi mesi, Dio faccia splendere il suo volto su di voi.

Un Dio sorridente
Far splendere il volto, splendido semitismo che indica il sorriso di una persona, Quando sorridiamo il nostro volto si illumina. Questo vi auguro, cordialmente, amici lettori: qualunque cosa accada in questi mesi, che possiate cogliere il volto sorridente di Dio.
Dio sorride, ovvio.
Chi ama, anche nelle avversità, sorride.
Il volto di Dio sorridente ci viene svelato dal neonato Gesù.
Dio sorride, non è imbronciato, né impenetrabile, né scostante, né innervosito, macché. Dio sorride, sempre. Il problema, semmai, sono io. Nei momenti di fatica e di dolore non guardo verso Dio, sono travolto dall’emozione, non riconosco in Dio nessun sorriso.
Non aspettatevi che Dio vi risolva io problemi, né che vi appiani la vita o ve la semplifichi.
La vita è mistero e come tale va accolta e rispettata.
Ma se Dio vi sorride, sempre, significa che esiste un trucco che non vedo, una ragione che ignoro, e allora mi fido.
Qualunque succeda nella tua vita, quest’anno, che Dio ti sorrida, fratello, sorella.

Meditare
Per accorgersi del sorriso di Dio occorre imitare l’adolescente Maria.
Maria, che festeggiamo con il titolo di “Madre di Dio”, è turbata dai troppi eventi che hanno caratterizzato l’ultima settimana: il parto da sola, l’essere lontana dalla sua casa, la sistemazione più che provvisorio, la visita dei loschi pastori. Cosa fa? Serba tutte queste cose meditandole nel suo cuore. Meglio, Luca scrive che “prendeva i vari pezzi e cercava di ricomporli”.
Manca un centro nella nostra vita, siamo travolti dalla vita vissuta. Come il bucato ammucchiato nella bacinella, ci serve un filo a cui appendere tutte le cose ad asciugare. Questo centro unificatore che è la fede ci è prezioso. Perché non assumerci l’impegno in questo anno che inizia, di ripartire da Dio, di mettere l’ascolto della Parola e la meditazione al centro della nostra giornata?
Solo così ci accorgeremo che Dio ci sorride.

Pacificatori pacificati
Il primo gennaio, infine, da molti anni è dedicato alla preghiera per la pace.
Noi pacifisti siamo quasi disillusi da tutto ciò che accade: violenza, guerre, arroganza, un’economia che alimenta ingiustizia, l’uomo sembra non imparare dalla propria storia, dai propri errori, forse non cambierà mai.
La lezione che ci viene dalla fede è semplice: solo un cuore pacificato può diventare pacifista.
Il pacifismo cristiano non è una moda da cavalcare, un atteggiamento istintivo, ma la scelta consapevole di chi ha incontrato la pace profonda che solo l’amore di Dio può dare.
Sono pacifista perché Dio ha convertito la mia violenza e la mia rabbia e se, talora, l’uomo vecchio emerge nelle mie azioni e in me, so che Dio solo è all’origine dell’accoglienza e della tolleranza.
Per accorgermi di questo devo continuamente convertire il mio cuore: troppa gente usa Dio per giustificare le proprie scelte di violenza.

Buon anno
Buon anno, amici lettori. Dio fa nuove tutte le cose, vi vuole tra i suoi discepoli, vuole amarvi.
Lasciatevi raggiungere, ve ne prego.
Buon san Capodanno martire.

Le comunità tornino a far nascere Cristo

natale-croce

Il rinnovamento dei significati  della celebrazione del Natale può avvenire solo nella rilettura profonda della dimensione ecclesiologica propria di tale festa. Se è stato perduto lo spessore cristologico della figura di Cristo che nasce introducendo (o cedendo ad) un’equivoca immagine di “Gesù bambino”, allo stesso modo ha subìto una riduzione “psicologica” anche la figura della Madre di Gesù. Sempre più Maria, da immagine del credente, è divenuta immagine della regina madre. Questa interpretazione “fisicista e politica” del ruolo di Maria nella storia della salvezza (anche se esaltata dal titolo teologico di Madre di Dio) mette in ombra l’interpretazione maggioritaria del Nuovo Testamento.

Maria è la prima dei discepoli e allo stesso tempo l’immagine della chiesa che ha come compito in ogni tempo quello di generare il figlio tra le doglie del parto della storia che avanza verso la sua rivelazione definitiva (Ap. 12).
Le doglie della Chiesa, già vissute simbolicamente nel tempo di avvento, giungono alla loro conclusione celebrativa con il Natale. Si “attende” per far sì che un frammento della prassi messianica si incarni ogni volta in un preciso territorio e in una precisa storia. Attraverso la potenza dello Spirito i rinati alla vita Pasquale diventano la comunità che trasforma la storia umana in storia di salvezza (“Generato prima dei secoli,cominciò ad esistere nel tempo, per reintegrare l’universo nel tuo disegno, o Padre,e ricondurre a te l’umanità dispersa”…Prefazio 2).
Lo stesso inserimento della festa della Santa famiglia in questo tempo natalizio può acquisire una collocazione più significativa. Occorre superare la tentazione di fare di questa celebrazione una “domenica a tema”, finalizzata a esplicitare la visione ecclesiale di una istituzione sociale troppo complessa da risolvere nella nostra cultura. La Santa Famiglia è il soggetto storico della formazione della coscienza di Gesù di Nazaret. Maria che educa il suo figlio a comprendere la volontà di Dio per farla diventare orizzonte della propria vita, è immagine della funzione educativa della chiesa.

Il ciclo natalizio si completa nella festa dell’Epifania. Da una parte essa annuncia il destino universale del messaggio messianico inaugurato da Cristo nella sinagoga di Nazaret (Lc 4,16ss). La comunità realizza continuamente la comunicazione di tale messaggio attraverso la sua azione profetica (LG 9.25). È consapevole che questa può avvenire attraverso un dialogo con le culture fatto anche di ascolto di quel frammento di rivelazione divina in esse presente. Soprattutto nel linguaggio religioso. È attraverso questo esercizio profetico che le feste natalizie possono collaborare (nella linea di GS 22) ad essere simbolo della festa senza fine che Dio vuole realizzare sul suo monte santo (Is. 2) e di cui Cristo, uomo perfetto, ne é immagine piena.
Dall’altra, la celebrazione dell’Epifania è consapevole che sta parlando della festa della croce. Le culture autentiche, infatti, come i Magi, sono in viaggio per incontrare colui al quale possono degnamente donare oro, incenso e mirra.

da: Per un Natale cristiano

Avvento\4: si comprende solo per amore

per amoreDal Vangelo secondo Matteo 1,18-24

Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Continua a leggere Avvento\4: si comprende solo per amore

Avvento\3: come si fa a capire chi è colui che deve venire?

guernicaDal Vangelo secondo Matteo 11,2-11

In quel tempo, Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò a dirgli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». Gesù rispose loro: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!».

Mentre quelli se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re! Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta.

Egli è colui del quale sta scritto: “Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via”.
In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui».

Parola del Signore

Libera traduzione attualizzante

Gesù sente aumentare l’indecisione e la opposizione verso il suo insegnamento. Anche Giovanni, che pure è in carcere per quanto aveva predicato, si sente insicuro. Le opere che vede compiere da Gesù non gli sembrano adeguate a far venire il regno di Dio. Gesù non ha ancora criticato apertamente i poteri di Gerusalemme ma ha iniziato la sua missione suscitando la conversione della gente al suo progetto di fraternità. Ai discepoli mandati dal Battista per esprimere le proprie perplessità, Gesù risponde proprio in questo modo. Egli sta realizzando quando i profeti avevano previsto: le guarigioni da malattie fisiche e psicologiche, le inclusioni sociali dei marginalizzati, la speranza donata ai poveri, le risurrezioni dei morti…Tutto questo manifesta che l’inizio è avvenuto. Forse Gesù si sentì ferito dalla incomprensione di Giovanni, ma alle folle parlò di lui, che era stato uno dei suoi maestri iniziali, con parole chiare. Egli è profeta, ha compreso bene la volontà di Dio, è giusto seguirlo e difenderlo. Ma la pienezza della rivelazione è nelle opere e parole di Gesù stesso.

Messaggi per noi

La liturgia della III domenica di avvento è centrata sulle opere messianiche. Isaia (35,1-6a.8a.10) le attende come segno della presenza di Dio.

Ma il profeta è chiaro: le opere di Dio vengono attraverso il sentiero della obbedienza alla Legge(i 10 comandamenti): “Ci sarà un sentiero e una strada e la chiameranno via santa.”

E’ questa strada che permette la venuta della speranza. Speranza che nella scrittura è simboleggiata anche con altre immagini: la terra promessa, il luogo paradisiaco e il banchetto finale del primo Isaia, il ritorno degli esiliati, il nuovo esodo…Ma progressivamente l’attesa si concentra sul mediatore, il servo di Jahvè, che pieno di Spirito realizza tutto questo.

Se il profeta attende, Gesù le realizza. Le opere di Cristo hanno inaugurato nel nord della Palestina, sul lago di Tiberiade, una situazione sociale nuova che permette agli ultimi e ai marginali di sperare di nuovo e sentire Dio come padre dei poveri. Lo aveva detto chiaramente nella predica di Nazaret: mi ha mandato ad annunciare i poveri…l’inizio dell’anno giubilare (Lc 4,16). Per questo aveva radunato un popolo nuovo inviato ad annunciare il regno, guarire e perdonare. In questo modo da un nuovo compito alla religione: sostenere la trasformazione della società. Per questo motivo (e non per le opere in se stesse) sarà ucciso.

Anche Giovanni aveva annunciato l’avvento del regno di Dio. Ora è in carcere proprio per questo annuncio e per aver chiesto che l’autorità civile compia il suo dovere di rappresentante della benevolenza divina. Le autorità religiose non lo difendono! Per loro il cuore della religione è il peccato, sono le regole. Pensano di rappresentare Dio perchè garantiscono religiosamente le regole sociali.

Ma è anche nel dubbio. “Sei tu colui che deve venire?”. Egli pensava il messia come autore di “altre opere”. O forse voleva provocare Gesù . Lo voleva spingere nella sua missione (andare a Gerusalemme…Lc 9,51-52). Voleva donargli il suo spirito e affidare a lui i suoi discepoli fedeli?

La comunità di Matteo sa quanto Gesù deve a Giovanni, il precursore. Ma vuole sottolineare la superiorità, il ruolo unico,  di Gesù! Lo Spirito che guida ogni cosa al bene e suscita in ogni tempo profeti e giusti, si è manifestato definitivamente nella missione di Gesù; è lo spirito di Gesù…

Il criterio per discernere, anche nel nostro tempo, quali azioni sono “messianiche” e su chi si posa lo Spirito (in ogni generazione) sarà ormai l’esperienza di fede di Gesù: “beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!”.

La comunità cristiana è invitata a scoprire e riconoscere continuamente gli inviati
dello Spirito. E’ un compito sempre molto grave e pesante ma soprattutto oggi. E oggi, la chiesa e le comunità parrocchiali chi indicano come continuatore della pratica messianica inaugurata da Gesù? In verità non riusciamo neppure a convocare i consigli pastorali per far discernimento su quanto accade!

Forse è questo il senso dell’invito di Giacomo: “Siate costanti anche voi, rinfrancate i vostri cuori, perché la venuta del Signore è vicina”.

Preghiamo

Sostieni, o Padre, con la forza del tuo amore
il nostro cammino incontro a colui che viene
e fa’ che, perseverando nella pazienza,
maturiamo in noi il frutto della fede
e accogliamo con rendimento di grazie
il vangelo della gioia.
Per il nostro Signore Gesù Cristo…

Avvento\2: in ogni tempo lo Spirito si posa sul suo inviato

+ Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 3,1-12)

In quei giorni, venne Giovanni il Battista e predicava nel deserto della Giudea dicendo: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!». Egli infatti è colui del quale aveva parlato il profeta Isaìa quando disse: «Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!». Continua a leggere Avvento\2: in ogni tempo lo Spirito si posa sul suo inviato

I giorni di Noè e i nostri giorni

Matteo 24,37-44
Domenica I di Avvento\A
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Attesa di speranza. Introduzione all’Avvento

Avvento di speranza

Meddi L.,  Avvento di speranza © Settimana 2008, 42, 1.16

Se vogliamo aiutare le comunità cristiane a celebrare autenticamente e in modo davvero missionario il periodo liturgico dell’avvento dobbiamo avere il coraggio di dire a noi stessi che non comprendiamo più cosa significa sperare.

Nella prima domenica dell’avvento entriamo nel tempo liturgico dell’attesa. Ma non sappiamo più che cosa veramente attendere! Non sarà facile cogliere questa occasione per una predicazione che apra veramente i cuori al ritorno glorioso di Cristo, che non risulti un “già sentito”, che non venga ascoltato con le categorie religiose definite una volta per sempre. Eppure la rinnovata liturgia che il Vaticano II ci ha donato ci offre numerosi strumenti per cogliere il centro della novità che Cristo ho portato in e per la storia: la comunità è chiamata a desiderare (attendere) che in ogni tempo giunga il compimento della invocazione “venga il tuo regno” (Mt. 6,10).

Certo sarà necessario un ascolto attento delle scritture e della tradizione della
Chiesa. Certo sarà necessario un confronto serrato con le altre sapienze che il mondo creato da Dio, attraverso le forme culturali, genera in ogni epoca. Ma è appunto questo il compito della omelia. È proprio questo il compito di una comunità fatta profezia dall’azione dello Spirito mediante i segni sacramentali.

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